AUTO GREEN E CINA: LIBERISTI SI’, MA BASTA FAR WEST

L’auto elettrica è la panacea di tutti i green, la  soluzione più verde, la porta del futuro nel segno della sostenibilità. Ma a guadagnarci è ancora una volta la Cina diventata leader dell’auto elettrica. Attraverso un programma di incentivi ultradecennale, il Dragone è oggi campione dei veicoli a batteria, così Usa e Ue, sfidati, preparano i dazi. Lo stesso Green Deal ha finito per spingere l’auto elettrica cinese e dal Parlamento europeo arriva un’analisi che certifica l’autogol della UE sul campo della mobilità sostenibile: la sostenibilità su strada parla solo cinese. Secondo i dati a disposizione nel 2023 il made in Cina è il primo prodotto esportato e il futuro (economico) per noi noi non è verde ma nero. 

Come andrà a finire? E’ il grande interrogativo e, soprattutto, il grande esame dell’Unione europea. Fino ad ora la scommessa dell’auto elettrica l’Europa la sta perdendo e la trasformazione della mobilità è affidata alla Cina. Il citato Green Deal che ci ha messo lo zampino non ha di certo agevolato la Ue che, con la sua agenda di sostenibilità, ha contribuito a stimolare un mercato di cui non riesce a essere leader, innescando una concorrenza che al momento subisce e che sembra destinata a subire ancora per almeno per i prossimi anni. Di più. Con la sola crescita di cinesi e giapponesi, in Italia, senza incentivi, l’elettrico crolla e siamo a -34% . Dunque, la produzione ‘made in EU’ resta tuttavia un problema per via dei costi e la Cina è votata a diventare il primo esportatore mondiale di automobili elettriche, soprattutto verso Europa e Asia. Vediamo i dati: nel primo trimestre del 2024, il panorama automobilistico europeo mostra segnali contrastanti: un incremento generale delle immatricolazioni, ma con una performance preoccupante per alcuni grandi del settore, come Stellantis e Volkswagen. Soprattutto per quanto riguarda le vetture full electric (in Italia addirittura -34%). 

Secondo l’Acea, l’associazione dei costruttori europei, le immatricolazioni di auto nuove in Europa hanno visto un calo del 2,8% a marzo 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un totale di 1.383.410 veicoli immatricolati. Nonostante questo, il complessivo primo trimestre del 2024 si chiude in positivo (+4,4%), grazie a un buon inizio d’anno, che sfruttava ancora l’effetto degli incentivi dei singoli costruttori nell’anno precedente.

Particolarmente colpito è stato il gruppo Stellantis, che ha registrato un calo dell’8,7% nelle immatricolazioni rispetto a marzo 2023, con una quota di mercato scesa al 16,5% dal 17,6%. Questa contrazione si inserisce in un contesto più ampio di ristrutturazione del mercato, in linea con la politica UE che vieterà la fabbricazione dei motori termici entro il 2035. E il Gruppo, come è noto, ha una situazione contrastante per cui, nel 2023, ha detto di aver registrato un aumento di produzione attorno al 9% ma al momento uno stabilimento storico come Mirafiori è praticamente fermo, con produzione più che dimezzata. 

Il punto è: perché le aziende italiane devono essere sempre penalizzate? E chi pensa ai lavoratori, impiegati, operai, tecnici che devono vedersela con la diminuzione del lavoro e con la penalizzazione e l’umiliazione delle proprie professionalità? Ultima triste notizia: il gruppo italo- francese Stellantis ha annunciato una nuova cassa integrazione nello stabilimento di Atessa: interesserà fino a 570 operai e 30 impiegati, dal 24 giugno al 7 luglio. Nel frattempo la Fiom-Cgil rivela che in Polonia si prepara un’implementazione dei turni in uno stabilimento che produce veicoli commerciali, come quello chietino. Menomale che lo scorso gennaio, in occasione della visita di Carlos Tavares, l’azienda aveva sottolineato come Atessa, il più grande impianto europeo di veicoli commerciali leggeri, abbia un “ruolo centrale” nel piano strategico di Stellantis per il 2030! Ma questa è un’altra triste storia e torneremo sul punto a breve.

 Intanto ascoltate la clip su auto green, Cina e regole Ue. Ne abbiamo parlato con l’economista dell’Università di Torino, Marcello Gualtieri durante la trasmissione Pop Economia su Radio Libertà. Buona visione e riflessione.

Auto green e Cina: liberisti sì, ma basta far west

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