AUTO CINESI TRA DAZI E STRAZI: GIOCO DI PARADOSSI E RUOLO UE

È giusto o non è giusto imporre dazi ai produttori cinesi di auto elettriche? O, meno prosaicamente, conviene o non conviene imporre questi dazi? I fatti in sintesi: la Ue ha imposto dazi compensativi ai produttori cinesi di auto elettriche che godono in Cina di sussidi governativi; i cosiddetti aiuti di Stato (in pratica tasse pagate da tutti i contribuenti versati a vantaggio di pochi), vietati dai Trattati istitutivi della Ue, in quanto distorsivi della concorrenza.

I mega Stati dell’Estremo Oriente (Cina, India, e tra poco il Pakistan e l’Indonesia), si sono rapidissimamente trasformati da fabbrica a buon mercato dell’industria occidentale ad agguerritissimi concorrenti della stessa, dapprima per prodotti a scarso valore aggiunto, e poi anche sui settori ad altissima tecnologia e valore aggiunto. Sulle auto elettriche, la Ue ha poi fatto karakiri regalando su un piatto d’argento alla Cina un infinito e folle vantaggio competitivo.

Credo che non ci sia alternativa all’imposizione di dazi, per provare a ripristinare un mercato minimamente concorrenziale. Perchè la distorsione del corretto funzionamento del mercato è ancora più ampia dei soli sussidi per il mancato rispetto degli standard minimi ambientali, di sicurezza e dei diritti dei lavoratori. Paradossalmente il più grande paese Comunista del mondo si è trasformato nel più bieco sfruttatore dei lavoratori, ma su questo i benpensanti del politically correct del nostro Paese, non aprono bocca.

Due chiose: si dice che l’errore sia stato far entrare la Cina nel World Trade Organization (WTO), aprendole di fatto il mercato occidentale. Mi domando se si potesse tenerla fuori, non credo; comunque, anche se così fosse non serve piangere sul latte versato. La seconda: in questo gioco di paradossi le più grandi case automobilistiche europee si sono dichiarate contrarie ai dazi: e già perché in Cina producono o vendono le proprie auto e Stellantis addirittura vuole commercializzare in Italia le auto cinesi. Qui la nuova Commissione Ue dovrà tenere la barra dritta difesa dei consumatori e delle regole; c’è in gioco il futuro dell’Europa se non vogliamo diventare una colonia cinese, come già lo sono molti Stati africani.

* Economista

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