SFIDA CAPITALE PROBLEMA NAZIONALE. LA CACCIA ALL’ULTIMO VOTO DEI 4 MOSCHETTIERI IN “TIME OUT” SULLA MONNEZZA

Votare o non votare questo il dilemma. Mentre gli indecisi aumentano (tra il 30 e il 40 per cento ma forse più) l’immondizia di Roma prospera. La Capitale si appresta al voto e sta per affogare giorno dopo giorno sotto tonnellate di immondizia. E appelli al voto a parte, siparietti social dell’ultimo minuto e battute al veleno, nessuno ha l’ardire di chiosare netto sull’immondizia. Tutti evitano il tasto dolente della “monnezza” come si dice a Roma, appesantito dal peso del cinghiale indisturbato, e nessuno osa chiudere in bellezza, o, in monnezza.

Nessuna promessa sul tema maleodorante, un caso Capitale che ci ha mandato in “Time Out”, ( così ci ha beffeggiato il magazine britannico specializzato nel settore dei viaggi ) secondo cui “Roma è l’unica città europea sporca” roba che nemmeno a Bombay. Un’onta che fa sprofondare Roma e l’Italia sul versante a noi più caro: quello del turismo. Oggi la gran chiusura di una corsa a 4 a Palazzo Senatorio abbasatanza strampalata, di una campagna elettorale fiacca e deprimente, iniziata con il travaglio dei due partiti di governo pd e centrodestra che per paradosso hanno espresso il nome del candidato ai supplementari con dolori, veleni e beghe interne, ultima  la coalizione di centrodestra, mentre la sindaca uscente e Carlo Calenda erano ai nastri di partenza. E allora cominciamo da loro. Anzi da lui, Carlo Calenda, che ha lottato dalle origini con il pd che gli si è opposto fin dall’inizio per la sua tanto voluta candidatura.

Oggi Calenda chiude a piazza del Popolo. Lui, il romano Calenda, ha ottenuto il primo risultato (mentre incassa l’endorsement di Ferzan Ozpetek) dopo l’intervista del fino a pochi giorni fa silente ministro Giorgetti, intervista che in molti hanno defintito choc considerato che il potente ministro leghista ha definito Calenda un buon sindaco con le sue capacità amministrative ( ma di questa sterzata di Giorgetti approfondiremo in seguito). Il risultato ad ora è il seguente: pescare a destra dove ha già solide amicizie e spostare il terreno dello scontro tra i due candidati del versante sinistro penalizzando di fatto Michetti, candidato del centrodestra.

E tant’è perché in questi giorni è stato tutto un rincorrersi tra l’ex ministro, il sempre sereno Gualtieri, e il leader di Azione che tanto per “fare sul serio”, come recita il suo slogan, ha aperto le sue pillole social di ieri riproponendo il sondaggio commissionato dal pd ad “una agenzia sconosciuta con numeri fantascientifici” promettendo un esposto all’Agcom. Gualtieri oggi chiuderà a San Basilio, periferia, per competere con la Raggi che delle periferie ha fatto abilmente la sua bandiera ( non avendo null’altro cui attingere)  e sostenuto dal ministro Franceschini che non le periferie non ha dimistichezza né contezza. Gualtieri ribatte con la grande idea della cultura ( sai com’è dove c’è cultura nessuno può offendersi, e forse ci scappa pure qualche indeciso chissà…)  con un “grande museo a cielo aperto”, reti museali, poli diffusi. E la monnezza? Poco importa se usciti dal museo si inciampa in carichi di rifiuti, bottiglie di plastica e detriti di tutti i tipi sparsi a terra vicino ai cassonetti strapieni.

Ma veniamo alla sindaca che evita l’immondizia e i cinghiali come la peste e scarica con puntualità le responsabilità sulla Regione ( in parte è vero per il fatto delle competenze ma questo è un altro capitolo cui daremo conto in seguito) e lì ci va di lusso tra una gaffe e l’altra. Ma non demorde, dice di conoscere la macchina Capitale, una macchina rotta che non è mai partita. Dice di lei Conte, l’avvocato del popolo, ex premier che ora viaggia con Virginia nelle periferie: “Lei pur essendo molto esile ha una forza incredibile”. Raggi chiude alla Bocca della Verità puntando tutto sulla candidatura di Roma per ospitare l’expo 2030. Peccato che il presente è adesso e Roma sprofonda nel degrado. Raggi mira anche a pescare nell’area moderata e ai potenziali elettori di Michetti, competitor maggiore, delusi dalla campagna elettorale per le fazioni interne. Dunque il centrodestra. Michetti il tribuno viene accompagnato dalla triplice che prova ad intendersi: Meloni, Salvini, Tajani. La coalizione fa quadrato, anzi triangolo, per dare un segnale di unità e per risollevare e rinforzare il tribuno smarrito che a sua volta dovrebbe fare ritornare Roma Caput Mundi, “monnezza” compresa. La corsa è aperta, i veleni pure. E dal risultato di Roma si apriranno scenari dirimenti.

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