DEF, MES, RECFUND: BUM!

C’è una pericolosa dose di ottimismo che si sta cercando di innestare nella testa degli italiani. Sfruttando e confondendo gli acronimi di Def, Mes e RF (Recovery fund) il governo sta giocando con i numeri tanto da arrivare a far dire a al presidente del Consiglio Conte è arrivato a dire «È il momento di reinventare l’Italia: non vogliamo ripristinare la normalità, siamo più ambiziosi».

La risposta più immediata che viene da dare è: BUM! Ma è chiaro che si vuol fare confusione mescolando cifre a venire, i 209 miliardi di euro del Recovery Fund, con cifre inattendibili come i 36 miliardi del Mes, e promettendo riforme fiscali, balzi del PIL del +6% e altri interventi di assistenzialismo del Def, il documento di programmazione della finanza pubblica.

La realtà è ben diversa: i veri conti che sta facendo Palazzo Chigi, su suggerimento della Ue, sono quelli volti a eliminare Quota 100 per le pensioni e a sterilizzare il reddito di cittadinanza rendendone impossibile l’ulteriore godimento. Se ci aggiungete che, per le assurde regole degli “80 euro” che offrì Renzi ai lavoratori pubblici quasi il 75% dei beneficiari, a conti fatti, ha dovuto restituire la mancetta per mutate condizioni economiche personali, comprenderete immediatamente come si stiano riducendo anche i “bonus” che erano stati elargiti al popolo senza che ne siano venuti i frutti e il consenso sperato all’economia e alla politica.

Per il resto il conto è pari a zero. E ci sono più probabilità che la Finanziaria che andrà in votazione a dicembre contenga una patrimoniale su prime e seconde case che qualche euro fresco piova da Bruxelles sulla disarmata economia italiana.

I tempi sono fondamentali in questo conto… il Mes  non sarà richiesto o è molto di là da essere chiesto per problemi politici. La maggioranza rischierebbe di saltare su un argomento così peloso. E comunque sarebbero soldi inutili perché legati esclusivamente a spese sanitarie. Nel 2019 l’Italia ha messo in spesa sanitaria 118, 06 miliardi. La nostra burocrazia non saprebbe neanche rendicontare 36 miliardi (un terzo del nostro fabbisogno) una volta chiesto il prestito e soprattutto il governo non saprebbe spenderlo.

Quanto al Recovery Fund nella primavera del 2021, cioè tra otto mesi, ne potrebbe arrivare soltanto una prima tranche (le altre saranno spalmate fino al 2030) di una quindicina di miliardi nella primavera del 2012. E comunque nel frattempo gli eurotecnocrati stanno già chiedendo compiti a casa: vogliono vedere Quota 100 e Reddito di cittadinanza stracciati, Gentiloni il nostro uomo all’Avana è stato il primo a richiamare il governo italiano che non un euro di quelli potrà essere utilizzato per abbassare le tasse, il governo è lontano dal preparare una lista di interventi ai quali destinare i fondi e anche in questo caso ci sono condizioni stringenti per individuare interventi diretti  a realizzare la “green economy” e altre amenità brussellesi. Sempre che uno dei Ventisette della Ue non metta il veto perché non convinto dalle nostre chiacchiere. Mettere in bilancio un’attesa di incasso simile in una società privata varrebbe le manette per qualsiasi commercialista che si azzardasse. Al governo ne abbiamo viste di peggio, ma il risultato è sempre zero, contro un’ulteriore perdita di sovranità nazionale per Istituzioni e cittadini italiani.

Insomma, si gioca con i numeri e le attese. Sapendo che gli italiani non sono i francesi e che la tanto temuta ondata di disordine sociale non ci sarà perché non siamo avvezzi. Ma è chiaro che la situazione resterà bigia e sempre più avviluppata su se stessa. Con un unico obbiettivo: l’attacco alla proprietà delle prime case che i potentati europei vedono come un buon modo per far ripianare l’immenso debito alla cicala italiana.

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