L’FMI ITALIA ULTIMA NEL MONDO, MA GUALTIERI PARE PIPPO: NON LO SA

Ci sono giorni in cui si rimpiangono i tempi di Cicerone, ci vorrebbe un console che in democrazia sarebbe il Parlamento e sarebbero gli elettori, che riuscisse a frenare i progetti non eversivi, ma mendaci dei troppi Lucio Silla Catilina che albergano al governo del paese. Arriva il Fondo Monetario Internazionale e dice: “Occhio italiani che il vostro governo sbaglia i conti, il Pil precipiterà al meno 10,6%”. Già Bankitalia aveva avvertito il governo il calo del Pil sta intorno al meno dieci, e Fitch l’agenzia di rating che non ci declassa perché sa che così affonderebbe l’Euro ci aveva fatto sapere che se va bene faremo meno dieci. Pensate che Roberto Gualtieri ne abbia tenuto conto? Ma nemmeno per sogno. Non basta. I commercialisti con uno studio della loro Fondazione ci fanno sapere che l’Italia è il paese con il record della pressione fiscale: siamo arrivati nel corso del 2019 (governo pidistellato) al 49.2% record europeo (e forse mondiale). E cosa dice l’ineffabile Roberto Gualtieri? Non vi preoccupate il prossimo anno le tasse caleranno perché si ridurrà il cuneo fiscale e ci saranno gli sgravi per il Sud. E allora ci sta di invocare con Cicerone “quosque tandem Gualtierina abutere indulgentia nostra?”. Perché ce n’è abbastanza per sentirsi – detta alla napoletana – cornuti e mazziati. Purtroppo però è una cosa seria che ha anche un risvolto inquietante sulla tenuta democratica. Nessuno dei grandi giornali si permette di discutere le bugie del ministro dell’Economia che non si sa se sono dette per malafede o per incompetenza. Sta di fatto che l’Italia è in ano a chi trucca i conti. E la stampa rinuncia la suo ruolo di “cane da guardia”. Il colmo lo ha toccato ieri l’agenzia Agi che fa questo titolo: “ Fmi, il pil italiano calerà meno del previsto, meno 10,6% nel 2020”. Va bene tutto, ma dire che il Pil cala meno rispetto ala previsione che lo stesso fondo monetario ha fatto a giugno quando prevedeva un tonfo del 12,8 % dimenticandosi che la stima del Fondo è di un 1,6% peggiore di quella del Governo e che tradotto in soldi significano 23 miliardi in meno di ricchezza prodotto non sembra il modo più corretto per proporre le stime. Ma l’Agi è in ottima compagnia perché del fatto che in Italia si pagano più tasse che in tutto il resto del continente e che l’impennata del fisco c’è stata con l’avvento al Governo dei pidistellati non se ne trova traccia nei grandi organi d’informazione (?). Ma anche questo sarebbe trascurabile se non fosse che le previsioni di Gualtieri sono tutte fuori controllo. Non c’è un numero scritto nella Nadef (nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, vuol dire i prossimi tre anni di previsioni economiche) che trovi conforto in analisi di organismi indipendenti. Insomma il Governo se la canta e se la suona. Ma siccome da molte parti si è ricordato che da venerdì l’Agenzia delle Entrate invierà 9 milioni di cartelle esattoriali procedendo per contro ai pignoramenti se i pagamenti non verranno onorati (attenzione che il Fisco può pignorare direttamente in banca o lo stipendio, l’unica cosa che è al riparo dal pignoramento è la casa di abitazione ammesso che sia l’unica che il contribuente possiede e che non sia di pregio come automatica è l’iscrizione di ipoteca) il nostro ministro Gualtieri si è lanciato in una previsione impossibile: le tasse nel 2021 diminuiranno e in tre anni faremo la riforma. Gualtieri sa che è impossibile, ma soprattutto sa che la manovra fiscale che ha in mente è iniqua e incapace di produrre sviluppo. Perché il taglio delle tasse secondo Gualtieri è quello del cuneo fiscale e degli sgravi per il meridione mentre la riforma è la rimodulazione delle aliquote alla tedesca. Significa sostanzialmente avere una progressività continua delle aliquote, significa cancellare le detrazioni, significa avere sostanzialmente tre universi di contribuenti ben distinti: redito fisso, pensionati, autonomi. Peccato che in Germania non ci siano altri balzelli. La riforma alla tedesca importata in Italia secondo il metodo Gualtieri significa: premio fiscale per i lavoratori dipendenti fino a 45 mila euro, mini-stangata sui pensionati, spostamento del prelievi tutto sugli autonomi. Il che è in linea con una visone di economia da socialismo realizzato. Peccato che la platea degli autonomi (5,4 milioni) e delle imprese (4,4 milioni) sono l’asse portante dell’economia del paese. Capito come funziona? Ebbene con queste premesse il ministro dell’Economia racconta un quadro dei conti pubblici che non sta in piedi. La Nadef prevede un caduta del Pil del 9%, un rapporto deficit Pil del 10,8, un’inflazione allo 0,8% e un rapporto debito-Pil al 158%. Nessun organismo internazionale ma neppure la filogovernativa Banca d’Italia certifica questi numeri. Va da se che se la stima è sbagliata per il 2020 anche le prospettive che si fanno da qui a tre anni (per il prossimo anno Gualtieri vede un aumento del Pil di sette punti! Alleluia!!!) risultano sbagliate. Sarebbe necessaria un’operazione verità. E probabilmente l’ha fatta proprio il Fondo Monetario Internazionale che tenendo conto della dimensione e dell’incidenza dei vari settori sull’economia del paese (un esempio? Il turismo vale 13 punti di Pil e 15 punti di occupazione la stima del Governo è che si sia dimezzato, la stima reale e che abbia fatto meno 80% tra questi due dati ballano 4 punti di pil) ha delineato il percorso dell’Italia in un quadro mondiale comunque a tinte fosche. Una cosa però emerge con drammatica chiarezza: siamo il paese che sta peggio di tutti tra le economie sviluppate. L’outlook rilasciato a Washington sull’andamento dei conti del globo rivela due elementi preoccupanti: il primo il virus cinese ha distrutto il quadro economico condannando alla povertà decine di milioni di persone, il virus cinese ha fatto bene solo alla Cina che è l’unico paese che continua a crescere anche se di un modesto 1,9. Le previsioni restano fosche, la catastrofe è stata appena attenuata dalla riresa del terzo trimestre, ma a conti fatti i poveri toccano quota 90 milioni, la perdita di prodotto sarà di 28 trilioni nel quinquennio 20-25. L’Europa dicono al Fondo monetario ha reagito bene il Pil cade dell’8,3 (l’Italia perderà il 10, 6%) e gli Usa che dovevano sprofondare fermano la caduta al 4,3%. Solo la Cina come abbiamo detto guadagna. C’è di che rifletterci. Ma soprattutto ripetiamo: “Quosque tandem Gualtieri…”.

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