IL PARTITO DI CONTE PRONTO ALLE ELEZIONI

Il “redde rationem” è dietro l’angolo. E porta dritto alle elezioni anticipate. Le incongruenze e le debolezze della maggioranza stanno salendo alla superficie con la forza della lava dell’Etna e scoprono definitivamente i piani personali su cui si è retto, è andato in crisi e poi si è impantanato il governo.
Ormai Conte non serve più, né come “bis” né come “ter”. Anzi è un peso. Lo scontro lo ha logorato, il fatto che dopo una settimana non sia emerso un solo responsabile pronto a immolarsi sull’altare del governo “gratis” e che le trattative costino troppo spinge la crisi da un’altra parte. Grillini e dem hanno segnato la strada: dimissioni e consultazioni per il Conte Ter. Ma il presidente del Consiglio sa che è una trappola: l’unica maggioranza possibile, ormai, è quella che prevede il rientro di Renzi e Italia Viva. Conte sarebbe dimenticato e messo da parte un attimo dopo le dimissioni. Infatti ha risposto: o si fa un nuovo gruppo allargando la maggioranza o si va al voto.

Questa sicumera non è tipica di Conte. Il temporeggiatore diventa in un paio di giorni giocatore d’azzardo. Potrebbe non aspettare neanche di essere infilzato sulla Relazione Bonafede, giovedì in Senato e dimettersi prima.
Ma perché? E’ evidente che ha formato lui un gruppo pronto a smarcarsi e a presentarsi alle elezioni per far rieleggere una pattuglia di grillini che altrimenti non troverebbero posto in Parlamento e soprattutto eleggere lui, il premier, che paga lo scotto di essere stato scelto come mediatore senza uno scranno parlamentare e oggi non riesce a reggere il ruolo di centro di gravità permanente proprio perché “non eletto”.
Questa pattuglia di vietcong, stavolta, potrebbe far deragliare qualsiasi ipotesi di nuova maggioranza e punterebbe dritta alle urne, forte di sondaggi che danno ancora molto alta la popolarità del presidente del Consiglio (si favoleggia di un 20% per il partito di Conte, più probabilmente un 7% a livello nazionale). Questa formazione toglierebbe voti a M5S e Pd, ma sono come gatti nell’angolo, non possono pensare altro che a una rielezione, e non importa chi vinca le elezioni.

In questo modo cadrebbe una volta per tutte anche la motivazione di un’ammucchiata: non dare i pieni poteri a Salvini. Perché i grillini senza casa dovrebbero reggere un anno o due per essere spazzati via quando con il nuovo partito e una nuova maggioranza avrebbero assicurati altri cinque anni di scranno parlamentare?

Conte e il manipolo dei suoi sembrano voler vendere cara la pelle, lavorando sulle contraddizioni del Partito democratico che, dopo un anno e mezzo di governo, ha sacrificato tutti i suoi valori e punti fermi pur di puntellare il governo giallorosso e oggi sembra essere evanescente quanto i pentastellati. Il governo arcobaleno non tiene, la prospettiva di ricostruire una maggioranza litigiosa porta ad arrivare ai ferri corti, a contare morti e feriti. La prospettiva è cambiata, Lo straccio sta per strapparsi per lungo, con un cedimento improvviso e a quel punto neanche il capo dello Stato Mattarella potrà ricucirlo.

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