OCCUPAZIONE: TIENE NEL COMPARTO MANUFATTURIERO

La scadenza del blocco dei licenziamenti il 31 marzo prossimo stende un’ombra buia sul futuro occupazionale degli italiani. Ancora non si sa quale sarà l’impatto sulle famiglie. Una buona notizia sembra però venire dal comparto manufatturiero. Confimi, associazione datoriale che rappresenta 40mila imprese con quasi mezzo milione di occupati segnala dati se non in controtendenza, sicuramente meno impattanti. Solo il 5% degli imprenditori prevede una forte riduzione del personale nel 2021 e solo il 13% attende il superamento del blocco dei licenziamenti per ridurre il proprio organico: riduzione che nel 94% dei casi va da 1 a 5 dipendenti.   Ma c’è di più: 1 impresa su 3 ha in previsione nuove assunzioni.
I dati emergono dall’indagine congiunturale che Confimi Industria, Confederazione dell’industria manifatturiera privata italiana, ha condotto intervistando i propri associati sull’andamento del secondo semestre 2020 e chiedendo loro una previsione per i primi sei mesi dell’anno appena iniziato. E le previsioni lasciano ben sperare sul lato occupazione: il 59% del campione dichiara di mantenere stabile il proprio organico e vi è un 32% di imprenditori che prevede nuove assunzioni.

Il Centro Studi della Confederazione ha rilevato inoltre che se il ricorso agli ammortizzatori sociali ha riguardato una impresa su due nella seconda parte del 2020, il numero scenderà nei prossimi mesi interessando solo il 31% degli intervistati.

Capitolo smart working: lo strumento è in uso nel 25% delle PMI intervistate e andrà avanti ancora per qualche mese per quelle figure come amministrativi, uffici progettazione, marketing e commerciali il cui lavoro è organizzabile da remoto o le cui attività sono ancora in stand by viste le misure ancora in atto per fronteggiare la diffusione del virus.

Il 60% delle pmi inoltre non prevede grandi scossoni in positivo o in negativo per i primi sei mesi del 2021: ottimista solo 1 imprenditore su 5 che ha in previsione un leggero incremento (fino al 3%) di ordini e produzione.

Nessuna buona nuova invece dal mercato estero. Secondo il Centro Studi di Confimi Industria, il 26% del campione intervistato prevede una contrazione degli ordini internazionali fino a un -10% rispetto al passato. Un vero danno per le pmi manifatturiere che nel 33% dei casi hanno un mercato europeo.

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