UN GIORNO IN PIÙ PER RESIS-TER

Ore non semplici da raccontare. A poche ore dalla Relazione Bonafede in Senato. Dopo anni nell’attesa di una riforma della Giustizia, il Guardasigilli ha chiesto un giorno in più. Si slitta da mercoledì 27 a giovedì 28 gennaio. Necessita- evidente- un minimo di tempo in più perché il ministro della Giustizia rifinisca la sua tesi. Gli esaminatori (e la commissione è folta) potrebbero bocciarla.

E se così fosse, il Conte bis sarebbe affossato. La volta scorsa, in votazione sullo stesso tema, il compito presentava, a voler essere buoni, errori da matita rossa: transeat per il bene della Patria. Giudizio: appena sufficiente. E la riforma della giustizia, si sa, è sempre stata terreno di guerra della precaria maggioranza, tra Italia Viva e il Movimento Cinque Stelle. Ora la parola chiave e scottante (una chiave che stavola potrebbe chiudere tutte le porte) è “prescrizione”. Di Maio ieri lo ha voluto ricordare agli smemorati, usando termini roboanti e corporei e per dire che non intende mettere in discussione le riforme varate finora. Il tema “strisciante” sul voto è dunque la prescrizione. La giustizia è una mina e i grillini superstiti non vogliono essere “né donatori di sangue né di organi”. Anche perché quello sulla Giustizia è un voto sul Governo e non solo su Bonafede. Parole sue.

Conte mantiene a fatica il punto. Tirato per la giacca al centro, a destra, a sinistra. Si allenta la cravata, il nodo sembra non più tenere. Colpo di teatro: chi avrà la maggiore tentazione di restringelo? I numeri mancano. Pochi minuti fa ecco il pd pensiero: “Noi stiamo con Conte ma i numeri non ci sono”. E poi in serata la nota ufficiale di Palazzo Chigi: domani mattina dimissioni durante il Consiglio dei Ministri e subito dopo la salita al Colle.

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