UN FICO SECCO PER MATTARELLA: ZERO RISULTATI DAL TAVOLO E IL PAESE È ALLO STREMO

Nulla di fatto, tutti i nodi sono da sciogliere. Il presidente della Camera non ottiene un documento scritto. Ma oggi qualcosa bisogna pur riferire al Capo dello Stato. Trattative in corso nelle ore della notte e qualcuno giura su una svolta inaspettata…

Settimo giorno di crisi. A fine giornata, ieri, l’esploratore, il “ mazziere” incaricato dal Capo dello Stato per ricomporre il ter, fallisce la sua impresa. È l’impasse. Mentre l’ennesimo tavolo di trattative salta per mettere insieme i cocci del rimpas-ter e per far quadrare le poltrone nel Paese reale esplode la bomba disoccupazione, con i dati Istat che certificano: a dicembre 101 mila lavoratori in meno, 99 mila sono donne, persi 79 mila posti. 482 mila inattivi in più. Disoccupazione giovanile al 29,7%.
Fin dalla mattinata i fari sono puntati sulla Camera dove è convocato il tavolo di maggioranza per il famigerato cronoprogramma di governo imposto dal rottamatore seriale che ormai detta l’agenda. Ma il parto non è quello doveroso e atteso e nessun documento scritto emerge dal tavolo nella maxi riunione con i capigruppo di maggioranza e i tecnici.
Oggi, ultima data ultima fissata dal Capo dello Stato sul primo giro di consultazioni. Fico ha raccolto zero risposte, zero verifiche. Ma qualcosa dovrà pur riferire al Presidente che a questo punto potrebbe concedere, per l’ultima trattativa, qualche ora in più per poi, in caso di ulteriore fallimento, passare ad un piano b e mettere in campo una variabile istituzionale.

Breve cronaca di ieri: il grande assente è proprio il programma su cui nel pomeriggio esercitano il loro rompicapo capigruppo di maggioranza e i tecnici. Una riunione annunciata e appositamente convocata per mettere a punto – lo ripetiamo-“un crono-programma”. Bene, a distanza di poche ore dall’inizio dalla riunione si apprende che non ci sarà nessun atto scritto. I presenti discutono, in generale, dei temi che in un secondo momento saranno sottoposti al premier incaricato.
E il tutto si risolve nello scontro tra gli ex alleati coltelli della logora maggioranza, con Italia Viva che insiste a chiedere pretestuosamente di redigere il documento finale e gli altri che invece cercano di sciogliere il nodo dei nodi: la convergenza sul nome di Conte. Ma Iv tiene duro. Il partitino di Renzi, anzi, batte e ribatte su tutto il resto. Il suo obiettivo è solo incassare.
Altro grande assente è l’esploratore che nel primo pomeriggio, si scopre, non è in assise. Il mediatore non siede al tavolo, l’affidato affida l’incarico ai partiti che discutono da soli. E questo lascia presagire che stamane ci saranno altri colloqui e che qualcosa accadrà.
Il pomeriggio si consuma con un Renzi che alza la posta a più non posso. Nell’ordine: preferenza per una legge elettorale di stampo maggioritario (se proporzionale deve essere allora ci sia subito l’introduzione delle preferenze); una bicamerale per le riforme (un’altra modalità su recovery); una bicamerale sulla giustizia, tanto per fare un dispettuccio a Bonafede; il Mes.
Non è finita. Il “pugnalatore” affonda il pugnale sul reddito di cittadinanza, flebile bandiera grillina. Tradotto: vuole arrivare al ricambio della Governance di Inps ( la testa di Tridico) e dell’Anpal, a quel Mimmo Parisi tanto caro ai grillini e che guida l’Agenzia Nazionale delle Politiche attive del Lavoro. Con il movimento ( solo l’ala aperturista, ovvio, i puristi sono pronti alla guerra) che fa muro alla richiesta di separare il reddito di cittadinanza dalle politiche attive per il lavoro, concedendo soltanto “piccole modifiche” al sussidio istituito nel corso del governo giallo-verde.

Tutti in ostaggio di Renzi. Dove vuole arrivare il guastatore? A sentire “le voci di dentro” e che in un soffio diventano voci di fuori ( e a veicolarle è proprio studiatamente lui già ieri con la sua enews mattutina) vuole far saltare il tavolo per riapparecchiarlo a modo suo. “Mi accontento di vincere e non di stravincere”, dice spavaldo.
Punta dritto e subito a riempire le sue tre caselle che iniziano tutte con la lettera M. La prima, la Meb, che sta per Maria Elena Boschi (la vorrebbe alla Difesa e vorrebbe pure far occupare ad Ettore Rosato un’altra poltrona) il Mef, posto chiave di Roberto Gualtieri (detronizzare l’attuale ministro sarebbe il massimo per lui) il Mes, per depotenziare ancor di più i grillini.
Oltre naturalmente a far saltare Bonafede ( in un eventuale cambio sarebbe in pole un dem, secondo i rumors).
Il punto Gualtieri però è l’ostacolo più duro da sfangare per Renzi. Gualtieri è stato già formalmente “protetto” da Bonomi. Ma solo in apparenza, la mossa è stata studiata dal numero uno di Confindustria per liberarsi dell’accusa dell’asse Renzi-Confindustria e per dimostrare che non c’era nessuna intesa.

Più sostanzialmente, il titolare dell’Economia è blindato da Zingaretti ( Gualtieri e Patuanelli per il segretario pd sono inamovibili) che alla domanda dei cronisti sul ticket Conte-Gualtieri risponde: “Sono di quelle cose che non vanno nemmeno ripetute!”. Ma Gualtieri vacilla agli occhi dell’Europa, la quale ci ha fatto credito non di certo perché lo stima ma solo perché ha paura che l’Italia con la sua drammatica situazione possa fa crollare tutto.
Cosa differente sarebbe invece se Renzi decidesse di “segare” il tavolo del Conte ter per abbracciare un’altra via: il governo istituzionale sostenuto da una maggioranza Ursula ( con Forza Italia e con astensione della Lega). Perché è da ieri che fa trapelare il nome di Draghi, non lo vuole tirare per la giacchetta ma lo rilancia ad hoc spregiudicatamente tant’è che il Colle in imbarazzo smentisce i contatti con il banchiere.
Ma il pokerista preferisce la strada numero uno. L’unica possibilità che ha per vincere è eliminare dalla scena Conte, perciò insiste fino allo stremo su questo. Anche il pd lo sa. Ed è solo per questa ragione che blinda l’avvocato del popolo e lo usa con la speranza di far rompere il rottamatore.

Intanto, anche con un altro giro di verifiche, se Fico tornasse al Quirinale senza una maggioranza lo scenario potrebbe coinvolgere anche il centro e il centrodestra, con Berlusconi che già si è pronunciato per un governo dei migliori.
Allo stato, il mazziere nelle prossime ore si presenta da Mattarella senza carta ed ecco risalire le quotazioni di Lady Cartabia, il piano C di Mattarella per la variabile istituzionale: un piano che potrebbe servire per traghettare il Paese fino al semestre bianco.

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