LA CONTRAZIONE DEL CREDITO CREA RITARDI ALLA NOSTRA RIPRESA ECONOMICA

La situazione  in cui versa il nostro sistema bancario è ampiamente nota, gli istituti di credito sono pieni di posizioni definite: “sofferenze” o “rischi incagliati” e dunque molte banche, già da tempo, hanno avviato un piano di dismissione dei cosiddetti NPL ovvero (no performance loan) tramite cessioni alle bad bank o cartolarizzandoli sui mercati finanziari. Inoltre i vincoli imposti dalla vigente normativa di BASILEA III, limitano ulteriormente la concessione di linee di credito, mentre a tutto questo va ad aggiungersi la crisi economica che oramai, nel nostro paese, potremmo definire: sistemica.
Ma come poter affrontare tutte queste contingenze e consentire comunque ai nostri imprenditori di avere il necessario accesso al credito, funzionale allo sviluppo delle loro aziende e tramite questo cogliere la tanto attesa ripresa economica. Di fatto vi sono diversi aspetti della vita societaria che spesso vengono tenuti in secondo piano, in quanto gli imprenditori italiani indubbiamente molto competenti nei loro specifici settori merceologici, danno una minor importanza ai tanti aspetti amministrativo-contabili che altresì connotano le loro aziende sul mercato dei capitali.
Aspetti per altro sostanziali per il “merito di credito” delle loro imprese.

Molte tra le aziende italiane, appaiono sottocapitalizzate rispetto ai vigenti parametri imposti dalla succitata normativa di BASILEA III, dunque il primo passo verso un miglior approccio nei confronti del mercato dei capitali potrebbe passare da mirati aumenti di capitale, per quanto possibile incrementando i cosiddetti “mezzi propri”, utilizzando poste di riserva od utili non distribuiti, ma anche rivalutando, ove sussistessero, poste contabilizzate al costo storico.
Un notevole apporto ad un miglior accesso al credito, possono darlo ai nostri imprenditori, i consorzi di garanzia fidi, spesso scarsamente utilizzati, od altresì la garanzia di firma emessa dal Medio Credito Centrale, afferente però soltanto ad una quota parte, seppur rilevante, delle linee di credito eventualmente richieste al sistema bancario.
Gli imprenditori italiani, schiacciati da una esorbitante pressione fiscale, spesso si autofinanziano in maniera impropria, postergando ove possibile il gettito IVA, utilizzando accantonamenti postati per diversi impegni futuri, ancor più spesso utilizzando linee di credito a breve per investimenti fissi o per programmi di sviluppo e/o di ricerca. Dunque una corretta individuazione degli obiettivi aziendali da perseguire, può migliorare l’accesso alle fonti di finanziamento, che non sono riconducibili esclusivamente al credito bancario; ricordiamo in tal senso la Nuova Legge Sabatini 2020 MISE che offre mirate opportunità dedicate ai beni strumentali, la quale pur transitando tramite gli istituti di credito, si avvale di una propria copertura finanziaria.

D’altro canto il sistema bancario, seppur con una maggiore cautela, deve inevitabilmente continuare a finanziare il comparto delle imprese, in quanto, come è noto, i ricavi degli istituti di credito nascono dagli impieghi e non dalla raccolta. È altresì noto come la “forbice creditizia”, ovvero il differenziale tra la raccolta ed i citati impieghi, si sia fortemente ridotta in seguito all’abbattimento dei tassi d’interesse, attivi per le banche e conseguentemente passivi per la clientela, questo differenziale, pur ristrettosi, costringe ugualmente il sistema creditizio a mantenere, nonostante la corrente crisi economica, aperto il flusso degli impieghi, anche se in relazione a quanto sopra, le istruttorie sono diventate molto più complesse. Infatti ottenere uno scooring positivo (il sistema di rating maggiormente utilizzato da molti istituti di credito) appare sempre più problematico per un imprenditore, in quanto, nell’ambito delle regole attualmente vigenti, i dati numerici rappresentativi dell’impresa assumono valutazioni maggiormente complesse.
Dunque presentare i bilanci dei precedenti esercizi non appare più sufficiente, bisognerà far emergere dall’analisi finanziaria sui bilanci in esame, quegli indicatori economico- finanziari, rappresentativi dello stato dell’arte dell’impresa, quali: ROS – ROE – ROI e predisporre dei business plan che dimostrino con ulteriori dati prospettici, come il nuovo credito in attesa di erogazione, sia realmente funzionale allo sviluppo dell’impresa richiedente, all’incremento occupazionale od all’innovazione tecnologica.

Un altro dei fattori che ha penalizzato l’accesso al credito della nostra imprenditoria, lo rileviamo nel totale riassetto del sistema bancario del nostro paese, nell’ultimo decennio sono scomparsi circa duemila istituti di credito, oltre 700 Casse di risparmio sono state assorbite dalle grandi banche di caratura nazionale, le banche popolari sono confluite in un unico gruppo, tranne le poche ben patrimonializzate,altre ancora non hanno retto alla crisi dei mercati; di fatto le cosidette banche di prossimità sono rimaste poche, fatto salvo per il funzionale sistema delle BCC.
La centralizzazione delle istruttorie:
I sistemi informatici hanno sicuramente velocizzato l’acquisizione ed il trasferimento dei dati contabili, in particolare  nei confronti del sistema bancario, ma hanno anche allontanato gli istituti di credito dalla presenza sul territorio. Una maggior distanza e dunque un minor dialogo diretto tra gli istituti di credito e le imprese, diminuisce la conoscenza che scaturisce dai rapporti umani, dando sempre maggior valenza ai sistemi computerizzati, alle “griglie”, od a parametri predeterminati.
Costringendo le tantissime imprese, che non potendo assumere dei competenti, quanto onerosi, CFO (chief financial officer), a rivolgersi sempre con maggior frequenza a professionisti esterni, debitamente specializzati ad operare in ambito bancario e creditizio, nonché avvantaggiati da rapporti relazionali maturati in anni di attività nello specifico settore. Professionisti che avranno spesso maggiori facoltà nell’interloquire con le strutture deliberanti dei diversi istituti di credito attivi nei nostri territori, ma che sempre con maggior frequenza accordano le linee di credito dalle sedi delle loro Direzioni.
A testimonianza di queste considerazioni, Jean Pierre Mustier, l’A.D. di UNICREDIT, il maggiore istituto di credito per dimensioni, operante nel nostro paese, ha recentemente deliberato la chiusura di circa 450 filiali sul territorio nazionale, con il conseguente taglio di circa 6.000 risorse umane in Italia, nonché di ulteriori 2.000 in ambito europeo. Difatti  i rapporti tra banche ed imprese ora sono, e saranno maggiormente, imperneati su tecnicalità e rigide normative, in attesa poi dell’entrata in vigore di BASILEA IV, slittata al 2022, che porterà ad un’ulteriore contrazione delle già prudenziali regole imposte dalla vigente normativa denominata Basilea III. Questo passaggio richiederà ulteriori rafforzamenti nella struttura amministrativa delle nostre aziende, al fine di consentire a queste ultime un miglior dialogo con il sistema creditizio. Occorrerà dunque una sempre maggior conoscenza delle normative vigenti ed una migliore qualificazione contabile e finanziaria; comunque l’aver posto in essere efficaci allert e relativi sistemi di controllo gestionale, assieme ad un buon comparto garanzie, potranno ancora consentire di mantenere aperti i cosiddetti “rubinetti del credito” per le nostre imprese.

Il bilancio come strumento di negoziazione delle linee di credito:
Alla luce delle considerazioni sopra solo sommariamente indicate, come possono oggi affrontare la contrazione del credito le nostre P.M.I. già per altro fortemente vessate dai noti quanto correnti gravami fiscali. La pesante pressione tributaria ha spesso portato i consulenti delle imprese a suggerire agli imprenditori di stilare bilanci finalizzati ad attutire l’impatto fiscale, pur nel pieno rispetto delle stringenti normative tributarie, resta altresì facilmente deducibile da chiunque come un bilancio che possa rappresentare scarsi utili o scarsa patrimonializzazione difficilmente potrà offrire il corretto “merito di credito” necessario per essere affidabili dal sistema bancario. Il “merito di credito” è appunto l’elemento cardine che il bilancio deve poter rappresentare nei confronti del sistema bancario. Troppe volte il bilancio è stato inteso da taluni imprenditori come un mero adempimento burocratico a cui dover sottostare, ancor peggio come il documento che esprime i valori che verranno poi assoggettati alle imposte. Altresì il bilancio deve essere posto in essere come il primo biglietto da visita dell’impresa, trattandosi di un documento pubblico, nonché facilmente reperibile online, offre prontamente ad un lettore competente, lo “stato dell’arte” dell’azienda che rappresenta e nel caso specifico del sistema bancario ne delinea i parametri dei possibili interventi. Inoltre gli istituti di credito si avvalgono dei dati sull’indebitamento debitamente censiti dalla Centrale dei rischi della Banca d’Italia, nonché di ulteriori sistemi informativi, dati con i quali effettuare i dovuti riscontri su quanto esposto in bilancio. E’ comunque noto come il bilancio rappresenti la fotografia statica di un preciso momento della vita aziendale, mentre quest’ultima è in un costante divenire, dunque al fine di migliorare il dialogo con il ceto bancario, le aziende dovranno correlare il bilancio ufficiale con uno o più bilanci di periodo, i quali pur non evidenziando ratei e riscontri od i dovuti ammortamenti, offriranno al sistema creditizio il trend di sviluppo delle attività aziendali. Del resto con l’oramai entrata in vigore, dei primi adempimenti societari sanciti dalla Legge sulla Crisi d’impresa,  del 14 febbraio 2019 attualmente sospesa sino al prossimo anno, le aziende potranno avvalersi dei budget e dei relativi revised budget a sostegno di quanto espresso dai bilanci di periodo. Inoltre ove le richieste di accesso al credito fossero indirizzate ad operazioni a medio termine, apparirebbe opportuno correlare la documentazione richiesta per la formalizzazione dell’istruttoria, con un business-plan che evidenziasse i risultati che l’impresa potrebbe andare a cogliere, proprio avvalendosi dell’intervento creditizio in via di concessione.
Il comparto garanzie:
Una buona consistenza patrimoniale, debitamente evidenziata in bilancio, od ulteriori cespiti messi a disposizione dal ceto societario, non sono più elementi, se fine a se stessi, atti a determinare una congrua capacità di credito da parte delle imprese; le aziende devono poter dimostrare anche la debita capacità reddituale per far fronte agli impegni assunti. Altresì oltre alle possibili fidejussioni personali, od alle ipoteche su cespiti aziendali e/o personali, il comparto garanzie può avvalersi anche degli impegni di firma, messi a disposizione dal Medio Credito Centrale, in favore delle banche eroganti, ovvero di garanzie parziali che potrebbero, ove ottenute, andare a coprire tra il 60 ed il 70%  del rischio finanziario sulle linee di credito in corso di erogazione. L’accesso a queste garanzie collaterali passa tramite gli stessi istituti di credito ove viene presentata l’istruttoria di affidamento del soggetto economico richiedente e si basa sui succitati dati di bilancio, sia pregressi che prospettici, sia su informazioni di settore che l’MCC può andare ad acquisire nella propria banca dati o su sistemi informativi di mercato. Un ulteriore strumento a supporto delle imprese e del loro “comparto garanzie”, proviene dai consorzi di garanzia fidi, da tempo ben strutturati nell’accompagnare le imprese in campo finanziario, con i quali appare spesso interessante avviare un concreto dialogo. Difatti l’impresa fornendo una garanzia pro-quota, di entità decisamente esigua, (l’impegno economico da sottoscrivere varia da consorzio a consorzio) si ottiene la possibilità di avvalersi di una garanzia consortile per importi di notevole valore, naturalmente proporzionati alle necessità nonché alle capacità reddituali dell’impresa consorziata. Per altro alcuni consorzi di garanzia fidi, offrono direttamente degli accordi già sottoscritti con taluni istituti di credito, un’ulteriore facilitazione di cui le imprese interessate potrebbero avvalersi. Alla luce di quanto sopra sinteticamente esposto, risulta che ogni operazione di accesso al credito richieda di uno specifico studio e delle relative competenze, in quanto appare irrealistico ipotizzare di standardizzare le diverse connotazioni di un’operazione finanziaria, come altresì può spesso concretizzarsi per l’accesso ai prestiti personali od ai crediti al consumo. Se resta certo che tutto parte dal bilancio e dai documenti ad esso correlati, bisogna sempre tenere presente come ogni impresa ed ancor più ogni imprenditore, abbia una sua unicità, data da una serie di molteplici variabili, prime tra tutte il settore merceologico ed il mercato in cui opera. Dunque ogni operazione da sottoporre al sistema creditizio, dovrà essere tailor made ovvero sartoriale, realizzata “su misura” in base alle necessità ed agli obiettivi dell’impresa. Individuare il corretto percorso da seguire per ottenere il supporto finanziario necessario alla crescita aziendale, resta prioritario; dunque perché impegnare risorse tratte sul sistema bancario retail per garantire il proprio export, quando la SIMEST ha da sempre la mission di assicurare molte delle operazioni commerciali di quelle nostre aziende che operano sui mercati internazionali. Od ancora perché non avvalersi dei possibili interventi a sostegno dello sviluppo delle nostre imprese, promossi da INVITALIA, anche con la partecipazione al capitale di rischio. Dunque la contrazione del credito si può affrontare perseguendo gli strumenti finanziari maggiormente idonei alle necessità ed alla crescita delle nostre imprese.

Fabio Verna *docente di Analisi finanziaria, commercialista e Revisore legale. 

0 Points