SMART WORKING CARO MI COSTI. BATOSTA PER LE FAMIGLIE PER QUANTO TEMPO ANCORA?

Papy in video conference, mamy in dad. Alle 10 un webinar, alle 11 l’evento sui social, alle 12 il video meeting. Occhio che sei in mute. Alle 13 facciamo un break, meglio un light lunch. Ma presto, sorry, alle 15 ho tre call, perché siamo in work in progress e bisogna seguire il trend per raggiungere il target, d’altra parte questo è il mood. Fino a quando non andiamo in tilt! Ma tilt è italiano o inglese? Sorge il dubbio. E già, quando si parla di lavoro al tempo del covid guai a pronunciare italiano… Non sia mai! Saremmo tacciati di ignoranza e poi non è cool.

E’ lo smart working bellezza! È la sbornia digitale collettiva, anticamera dell’alienazione e dell’esaurimento nervoso.

Mi direte, e allora? Ma lo smart working ci ha risolto la vita lavorativa e come avremmo mai potuto fare senza? D’altra parte è ora di aggiornarsi: modi, tempi e velocità, importante è lavorare e produrre. Tutto vero, corretto punto di vista. Ma lo s.w. – abbreviamo-che tradotto (diciamolo) è il lavoro agile, ovvero lavoro casalingo, ovvero lavoro in collegamento dalle proprie case, causa maledetto e sempre maledettissimo covid, ad un anno dal paziente uno, quanto ci è costato in termini economici e di relazioni interpersonali? Quanto ci abbiamo rimesso economicamente e umanamente? E se questa modalità lavorativa dovrà continuare ancora ( ci auguriamo di no, perché significherebbe il perdurare del virus) non sarebbe tempo di aggiornare anche lo smart e diventare più italiani in italiano?

Analizziamo i dati. Lavorare da casa ci è costato fino a 268 euro in più a famiglia nel 2020.

L’ultimo report dell’Osservatorio SOStariffe.it ha stimato le maggiorazioni di spesa per luce, gas e internet fisso, dovute alle attività di studio/lavoro casalingo nel 2020: in media gli italiani hanno speso tra 145 (i single) e 268 euro in più (le famiglie).

Tre i profili di consumatore tipo presi in esame: il single, la coppia e la famiglia. Si è calcolata la spesa media annuale di ciascuno e, tramite simulazioni, si è potuto stimare l’incremento dei consumi dovuto alle nuove attività da casa. Nel complesso, i single hanno speso 145 euro in più, le coppie se la sono cavata aggiungendo 193 euro alle solite bollette mentre “a pagarla” sono state le famiglie che hanno dovuto mettere in conto 268 euro in più.

Per alleviarle entra in campo un bonus smart working. Un’agevolazione che potrebbe essere erogata sotto forma di contributo una tantum, per compensare la rinuncia a straordinari e buoni pasto dovuta al passaggio al lavoro agile. Un contributo economico che dovrebbe- si spera- coprire almeno parzialmente, le pesanti spese per le utenze necessarie al lavoro domestico.

L’indagine, condotta tramite i comparatori SOStariffe.it per le offerte luce e gas e le offerte internet casa (sintesi fonte rainews) ha evidenziato che svolgere le consuete attività di lavoro e studio da casa, invece che recarsi all’esterno della propria abitazione, comporta un aggravio di costi soprattutto per i nuclei familiari.

I single, nel corso del 2020, hanno speso per le tre utenze considerate un totale di 1.116 euro (di cui 719 per luce e gas e 397 per internet). Lo smart working ha fatto loro sborsare in media 145 euro in più. Le coppie, nel complesso, hanno dovuto sostenere, nel 2020, una spesa di 1.484 euro per le bollette (che comprende 1087 di luce e gas e 397 di internet). La permanenza domestica per studio e lavoro ha inciso in media per 193 euro sul bilancio annuale delle coppie.

Dunque a risentire di più dei rincari per smart working sono proprio le famiglie (quelle considerate dallo studio SOStariffe.it sono composte da due genitori e un figlio).

In media i nuclei familiari hanno speso 2.058 euro per le bollette nel corso del 2020 (di cui 1.661 per la luce e il gas e 397 per la connessione da rete fissa). In questo caso l’incremento di spesa sostenuta in smart working si aggira sui 268 euro.

Fin qui il salasso economico. Dal punto di vista della socialità e delle relazioni un disastro.

Oltre al fatto che un italiano su 3, sempre secondo l’indagine, non ha mezzi tecnologici per smart working, si fa ancora fatica a gestire il sovraccarico del tam tam di info, con tutti i problemi di rete, troppe tensioni che impediscono il sereno flusso lavorativo, per esempio le tantissime password da ricordare e il non riuscire a “staccare”.

Si avverte forte l’assenza del contatto umano che nella professione può fare la differenza. Manca il confronto diretto, il guardarsi negli occhi senza “filtro”, il crescere insieme, l’impatto relazionale emotivo, il vivere il team in contesti complessi.

Per dirla in italiano, manca la riunione, la didattica in presenza, la conferenza, la formazione dal vivo, senza video, senza piattaforma. No avatar ma persone.

Manca la presenza che anche nel lavoro fa la sostanza.

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