CONTE LAQUALUNQUE SPIEGACI QUESTA: MENO PIL PER TUTTI… E PIÙ TASSE

Il professor Giuseppe si prepara a guidare il Movimento Cinque Stelle ma la sua eredità economica è pesantissima. Nell’anno della pandemia si sono gonfiate le spese e i debiti dello Stato si è contratta la ricchezza prodotta ma è aumentata la pressione fiscale. La non politica economica di Gualtieri ci fa sprofondare. E non basta perché nonostante il crollo dei consumi aumenta l’inflazione. La colpa? Troppa liquidità: le manovre Bce cominciano a produrre un’ eterogenesi dei fini.

Facciamo finta di essere all’esame di Stato per i commercialisti e diamo questo quesito: spieghi il candidato che giudizio si può dare di una gestione che diminuendo il fatturato aumenta le spese e chiede agli azionisti un aumento di capitale. Poi alla seconda prova poniamo questo quesito: spieghi la candidata com’è possibile che diminuendo i consumi aumentino i prezzi. Infine chiediamo di svolgere il tema: si facciano considerazioni sull’abilità degli amministratori. Ecco messa giù così viene facile capire che siamo stati governati male e da una classe politica che non ha fatto i conti con la realtà. I dati economici italiani sono impressionati per pericolosità, quelli europei sono un’enorme spia rossa accesa sull’Eurozona che rischia di entrare in recessione – anche o soprattutto per l’incapacità della Commissione europea di approvvigionare in tempi e in quantità necessari i vaccini – mentre tutto il resto del mondo si avvia alla ripresa.

Già s’intravvede – e ce ne occuperemo – uno scontro monetario colossale tra Usa e Cina e con tutta probabilità l’Euro sarà destinato a non essere protezione sufficiente per l’economia continentale col serio rischio che la Germania a un certo momento ritenga opportuno staccarsi dal gruppo. Ma sono scenari che approfondiremo prossimamente. Resta oggi sul tavolo quel primo interrogativo. Giuseppe Conte, con il suo ministro dell’Economia il Pd Roberto Gualtieri solerte esecutore dei voleri di Bruxelles, rischia di essere stato la controfigura di Cetto Laqualunque, il politicante impersonato da Antonio Albanese. Se può ci spieghi il professor Conte il suo slogan che è la traduzione della sua azione di non governo dell’economia: meno Pil, ma più tasse per tutti. Lo ha reso noto l’Istat nel suo completo pre-consuntivo di fine anno. Nel 2020 l’anno della pandemia la pressione fiscale in Italia è salita al 43,1% (ma ci sono categorie che hanno pagato fino al 70%) con un aumento di 7 decimali rispetto all’anno prima. A fronte di più tasse si è contratta la ricchezza prodotta: il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti (mille e seicento cinquantuno miliardi), con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente; in volume il Pil è diminuito dell’8,9%. Ma c’è un altro dato che mette paura: il debito italiano ha raggiunto nel 2020 quota 2.569.258 milioni ( sono quasi 2600 miliardi!) ed è pari al 155,6% del Pil. Ora si dirà è effetto della pandemia. Vero, ma soprattutto è effetto dello Stato che spende male i soldi. Perché guardando alla pressione fiscale le cifre ci rivelano che la flessione delle entrate fiscali (effetto virus cinese) è comunque inferiore a quella del pil. Tasse e contributi si sono contratti del 6,4% mentre il pil a prezzi a prezzi correnti è diminuito del 7,8%.

I numeri ci dicono che a questo ritmo crescendo le tasse, diminuendo il pil non c’è nessuna possibilità di ripagare o quanto meno ridurre il peso del debito. Se mai dovessero re-incrementarsi i tassi (come accadrà perché le politiche di bassi tassi della Bce stanno già generando spinte recessive e lo vediamo poco sotto) la spesa per interessi sarebbe tale da deprimere ulteriormente il ciclo economico. In qualsiasi azienda se un amministratore si presentasse ai soci dicendo: ho fatturato meno, ho speso di più, mi sono perciò indebitato ulteriormente e ora voi dovete ripianare le perdite, sarebbe licenziato in tronco. Ma ovviamente Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri mai ci spiegheranno il meno pil e il più tasse per tutti. Anzi ci diranno di aver ristorato l’economia. Peccato che manchino ancora all’appello 530 decreti attuativi su 590 preventivati nelle manovre annunciate del fu bis-Conte. E’ del tutto evidente che il governo giallorosso ha impoverito il paese. Ma l’eredità lasciata al nuovo esecutivo è egualmente inquietante. Le ragioni sono due. La fame di denaro dello Stato non si riesce a placare. Il Mef (ministero dell’economia e della finanza) fa sapere che negli ultimi due mesi di governo di Conte – Draghi si è ufficialmente insediato il 13 febbraio dunque la responsabilità dei conti per lui parte dal primo di marzo – il fabbisogno dello Stato è pari a 14,1 miliardi con peggioramento di oltre 15,5 miliardi rispetto allo stesso periodo di un anno fa quando si era registrato un leggero attivo. Per il solo mese di febbraio il saldo si è chiuso a 10,8 miliardi con un peggioramento di 8,6 miliardi al febbraio di un anno fa. Cosa significa questo? Che lo Stato continua a succhiare soldi anche per la sua spesa corrente che è ormai fuori controllo. Ma qui c’è il secondo fattore di preoccupazione ed è davvero forte. Si è registrato a febbraio un incremento dell’inflazione che su base annua tendenziale annuncia un più 0,7%.

E tutto questo a fronte di una marcata contrazione dei consumi. Ma ciò che preoccupa è che lo stesso fenomeno si è registrato in Germania dove a fronte di un crollo dei consumi si registra una fiammata inflattiva. Che cosa succede? La nostra aspirante commercialista dovrebbe dare questa risposta: è inflazione generata da surplus di liquidità. Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con le politiche monetarie sa che un eccesso di moneta a tassi bassi non induce un incremento di domanda di beni e servizi se il quadro economico non è stabile, ma indirizza verso la tesaurizzazione della moneta medesima. In pratica ci si comporta così. Posso trovare moneta a tassi bassi, ma siccome non so come va l’economia invece di spendere (consumare e/o meglio investire) risparmio. Il risparmio genera contrazione di consumo, ma anche incremento di prezzi perché a fronte di domanda bassa le aziende oltre un certo limite tendono a recuperare costi aumentando i prezzi anche perché a loro volta possono finanziarsi a tassi bassi sul mercato della moneta. A maggior ragione in quei settori a domanda anelastica (generi di prima necessita ed energetici) dove al variare del prezzo difficilmente si contrare il consumo.

Questo concentra la domanda in pochi settori aggravando la crisi degli altri. Tale andamento del mercato genera recessione. E’ di tutta evidenza che questa inflazione da massa monetaria è funzione della politica della Bce che è costretta a comprare titoli per sostenere la crisi da virus cinese, tiene i tassi bassi perché la Federal Reserve (Usa) e le altre banche centrali (che però sono prestatori di ultima istanza dunque stampano e comprano interamente il debito dei propri stati senza aggravio di costi e obbedendo a manovre di politica economica) stanno iniettando liquidità per far riprendere le loro economie, ma mentre nelle altre aree economiche è in atto già un rimbalzo, in Europa anche a causa delle mancate vaccinazioni la stagnazione si aggrava. E’ dunque un’ eterogenesi dei fini quella che alla fine persegue la Bce: vuole stimolare per via monetaria l’economia, ma ottiene come risultato spinte recessive. Un esempio che spiega bene cosa sta accadendo è quello della Gran Bretagna dove l’immunizzazione di massa consente di aver prospettive concrete di ripresa economica e dove nonostante le misure restrittive i consumi stanno riprendendo e la Sterlina si apprezza diventando un fattore di patrimonializzazione dell’economia. E’ vero che Uk con la Sterlina forte vende peggio, ma compra infinitamente meglio e in più non importa inflazione. In Europa sta succedendo esattamente l’opposto con un’aggravante: c’è la crisi di domanda interna. E in Italia va ancora peggio, c’è uno Stato che continua a fare spesa introduttiva. Prima o poi qualcuno dovrà spiegare a chi ci governa che il denaro pubblico non esiste, ma si tratta di denaro sottratto (nel caso dell’Italia quasi espropriato vista la scarsa qualità dei servizi offerti) ai privati. Per capirlo basta rileggere il primo presidente della Repubblica.

Scriveva Luigi Einaudi: “E’ cosa risaputa, ed è nella coscienza di tutti che la frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati finché le leggi tributarie rimarranno, quali sono, vessatorie e pesantissime e finché le sottili arti della frode rimarranno l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco”. Purtroppo in questa ultima stagione come dimostrano i numeri si è aggiunta alla pesantezza del fisco l’incapacità di chi ci ha governato. Diversamente ci spieghi Conte com’è che ci sono meno Pil e più tasse per tutti. Almeno Cetto Laqualunque prometteva più pil(o) per tutti!

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