EUROGROPPO IN GOLA SIAMO NELLE MANI DI THELMA E LOUISE

Tutti contenti perché del patto di stabilità si riparla a fine 2022, ma l’Italia ha fatto male i conti perché il problema sarà la crescita. Le profezie (fosche per noi) di Dombrovskis e le paciose non rassicurazioni di Gentiloni mentre per l’Europa si aggira un cigno nero: il combinato disposto tra Ursula e Christine che nuove Thelma e Louise foriere di disgrazie inflattive.

Avete comprato i pop corn? Mettetevi comodi perché per noi italiani sta cominciando un thriller che neppure Ridley Scott potrebbe sceneggiare. Oddio sulla scena compaiono da protagoniste anche Thelma e Louise, solo che a finire nel precipizio alla fine di questo film che sarà in tutte le sale a partire da giugno non sono loro, ma noi. Già che con questa sceneggiatura siamo ai confini del New Mexico chiediamoci: que pasa? Non El Condor ma un cigno nero. Che cosa sia è facile: dicesi cigno nero un evento inaspettato e di enorme portata di cui non si è capaci di percepire la gravità.
L’evento inaspettato è che si sta manifestando in Europa, e segnatamente in Germania il che rende ancor più fosca la faccenda, una fiammata inflazionistica che non è giustificata dall’andamento della domanda. Se si chiede ad un qualsiasi studente degli istituti commerciali da cosa è determinata l’inflazione cioè il rincaro dei prezzi con conseguente perdita di potere di acquisto risponderà che quando la domanda di beni è superiore all’offerta i prezzi salgono.

C’è chi teorizza che un po’ d’inflazione fa bene all’economia, l’inflazione fa sicuramente un piacere ai debitori perché diminuisce il valore reale del debito a condizione che il debitore medesimo possa produrre ricchezza sufficiente a ripagare il debito maggiore del tasso d’inflazione. Ma oggi in Europa si sta verificando qualcosa di molto diverso: in Germania i consumi cono calati del 4,8% e l’inflazione è salita di oltre l’1% (i tedeschi hanno vissuto anni di iperinflazione e ne sono letteralmente terrorizzati), in Italia i consumi sono giù di quasi l’8% e l’inflazione va su dello 0,7%. Non basta negli Usa: c’è un’ attesa per una fiammata inflattiva (ma quella è buona) derivante da una spinta dell’economia che già si vede nell’apprezzamento dei Titoli di Stato americani che si accompagna al deprezzamento dei titoli azionari. E’ la fase preliminare della ripresa quando il mercato scommette sulla necessità di provvista della Fed e sulla sua contemporanea intenzione di alzare i tassi.

Che tutti si aspettino una ripresa imminente di Usa, Gb e Sud Asiatico è evidenziato anche dal rincaro del greggio il che a sua volta genera inflazione. In Europa invece sono in azione Thelma e Louise e cioè Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde. Si sta verificando un fenomeno pericolosissimo: andiamo verso la stagflazione (incremento d’inflazione pur in presenza di incremento di disoccupazione e di contrazione di domanda) generata da eccesso di liquidità.
E’ il peggiore degli scenari possibili. Christine Lagarde (Louise) con la Bce continua a comprare titoli di Stato per sostenere le economie europee messe in ginocchio dal virus. Per noi è vitale che questo accada: abbiamo superato ogni limite di debito e l’unica possibilità per cercare di non far spegnere l’economia è affidarsi ala Bce. E’ per questo che gli europei senza se e senza ma continuano a invocare le meraviglie del Recovery che non ci saranno. Ma contemporaneamente entra in scena Ursula Von der Leyen (Thelma) che avendo combinato il disastro dei vaccini non consente all’economia europea di ripartire in linea con le altre grandi economie.

Si sta verificando il Cigno Nero, ed è per questo che molti paesi stanno cominciando a cercare di comprare i vaccini per proprio conto, è per questo che l’Ema smentendo se stessa e perdendo la faccia ma ritrovando la ragione sta per validare il siero russo: uno Sputnik val bene una sputtanatura si potrebbe dire. Ma se l’inflazione per eccesso di liquidità (accade perché se c’è incertezza economica la moneta viene tesaurizzata e non investita, la produzione si riduce ed ecco che si genera il ciclo inflattivo, basta guardare la curva LM di keynesiana memoria per capirlo al volo) cresce la Bce – nel suo statuto ha l’obbligo di tenerla al di sotto del 2% – sarà costretta a diminuire gli interventi di acquisto titoli, ma senza la Bce addio – tanto per dire una – ristori in Italia. E a dare una mano all’inflazione europea a gonfiarsi sarà anche quella importata.

Ci sta che alle cause negative interne (eccesso di liquidità) che gonfiano i prezzi si assommino le cause inevitabili esterne: l’inflazione da ripresa globale e l’inflazione energetica. La Ursula Von der Leyen non se ne è accorta, ma il suo disastro sui vaccini è una bomba piazzata sotto l’economia europea.
Ma al nostro thriller dal titolo “un Eurogroppo in gola” manca la seconda parte della sceneggiatura. Ed ecco comparire sulla scena una specie di vampiro nei pani di Vladis Dombroviskis, il conte Vladis se non proprio di Transilvania della Lettonia che non è poi così lontana, e un sergente Garcia (mai visto Zorro?) interpretato dal conte Paolo Silverji Gentiloni commissario europeo all’economia in quota Pd e a sovranità limitatissima. Esulta il sergente Garcia che dice: abbiamo spostato il ripristino del patto di stabilità alla fine del 2022. E in più in estate (forse) diamo l’anticipo sul Recovery. Alleluja! Sicuri?
Il Recovery per l’estate non arriverà e se anche arrivasse sono davvero due spiccioli: 20 miliardi a dir tanto. Appena Gentiloni ha finito di parlare ecco uscire dal sarcofago della Commissione un altro conte, il Conte Vladis! E Dombrovskis con quella punta di sadismo che lo contraddistingue annuncia: ok abbiamo spostato di dodici mesi il ritorno del patto di stabilità, ma non festeggiate perché chi è fortemente indebitato deve fare i conti subito.
Ed ecco l’Eurogroppo alla gola dell’Italia. Se anche tutto si sposta al 2023 (dal primo gennaio il che significa che la legge di bilancio del prossimo anno dovrà tenere conto di questi conti!) per noi c’è sempre lo spettro di dover rientrare sotto il 3% nel rapporto deficit/pil e di ridurre di un ventesimo lo stock di debito pubblico per la quota che supera il 60% debito/il. Tradotto significa che con un pil che sarà sotto a quello del 2019 e una base imponibile se va bene ridotta del 20% dobbiamo scalare circa 7 punti percentuali. Detta alla grossa sono 100 miliardi.
Rientrare di un ventesimo di cento (i trattati pongono l’asticella nel rapporto debito pil al 60% siccome noi stiamo al 160% dobbiamo ridurre di un ventesimo all’anno la differenza tra il 60% ammesso e lo sforamento: dunque cento punti) significa ridurre il debito del 5% poiché lo stock si avvicina ai 2600 miliardi sono altri 130 miliardi.

Totale 260 miliardi molto di più del messianico importo loro del Recovery Fund. Ora immaginiamo cosa può accadere se la Bce riduce – per raffreddare l’inflazione da eccesso di liquidità – gli acquisti di titoli, se la Von der Leyen non ci dà i vaccini in tempo per agganciare l’ultimo treno per la ripresa e se il pil non rimbalza impetuosamente. La risposta la sappiamo, per questo viene un Eurogroppo alla gola. Come tutti i thriller il film finisce con un the end. Ma la fine potrebbe essere quella dell’Italia.

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