LA GERMANIA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI COVID

Sprofonda il Pil, la campagna vaccinale è un disastro e per salvare il dogma dell’Europa Berlino è pronta alla guerra contro la Gran Bretagna. E’ la teoria del nemico esterno per nascondere l’implosione del sistema di potere dalla Cdu che potrebbe verificarsi a settembre con le elezione e l’uscita di scena di “mutti Angela”

“Non essendo conceduto alle mondane cose di fermarsi” …chissà se dalle parti del Bundestag usa leggere le storie fiorentine di Niccolò Machiavelli. E’ lecito dubitarne altrimenti saprebbero che le sorti delle nazioni “come arrivano alla loro ultima perfezione, non avendo più da salire, conviene che scendino”. Per un popolo calvinista convinto della predestinazione, che con Lutero ha imparato l’etica del lavoro e considera con Max Weber il denaro un premio (quasi divino) è fastidioso misurarsi con la ciclicità della storia e della gloria. Per la Germania – ha un’innata pretesa di comandare il mondo – deve essere frustante constatare che da sempre quando è a un’anticchia dal traguardo qualcosa va storto. E oggi la Germania è in una piena crisi economica e di nervi causa virus cinese.

Dopo la caduta del muro di Berlino e con la nascita dell’Euro i tedeschi hanno costruito il loro impero; hanno ritenuto, distorcendo l‘idealità di Robert Schuman, che bastasse “l’eliminazione del contrasto secolare tra Francia e Germania” per aver fatto l’Europa. Come è andata lo sappiamo e purtroppo, lo subiamo, è però interessante confrontare le passate opinioni di due vecchi democratico cristiani. Helmut Khol il padre politico di Frau Merkel, l’abilissimo unificatore delle Germanie scaricandone il costo sull’Europa, soleva ripetere: “la mia esperienza nella Comunità europea mi dice che ogni volta che qualcuno aveva bisogno di soldi si andava dai tedeschi” e Giulio Andreotti rispose: “amo così tanto la Germania che ne preferivo due”. L’Europa è stata costruita così e non è andata molto oltre, salvo radicare nei tedeschi la convinzione che ciò che è buono per la Germania è buono per l’Europa.

Ma – ammesso che sia stato così – è ancora così? La Germania ha smesso di essere la locomotiva d’Europa e oggi mostra tutto il suo egoismo nazionale a cominciare dalla guerra che ha scatenato contro AstraZeneca. La Germania teme che alla sua manifestata fragilità economica si assommi il 26 settembre quando ci saranno le elezioni e uscirà di scena mutti Angela il crollo del sistema di potere della CDU (gli ultimi democristiani rimasti) e così per superare questo attacco di panico s’inventa un nemico esterno: la Gran Bretagna rea di Brexit.
Le ragioni di superficie sono state ampiamente illustrate, ma ve ne sono di più profonde e che allungano ombre nerissime sul futuro dell’Unione e nostro. Le ragioni epidermiche sono che ala Germania ha finanziato, unico stato europeo a derogare alla coesione, con 448 milioni di euro Biontec che è associata a Pfizer, che la Germania che si è comprata per conto suo 30 milioni di dosi da Pfizer preferisce di gran lunga questa parternship avendo anche attrezzato a sué spese un mega impianto a Marburgo dopo che Sanofi si è arresa, che sta per varare il Curevac il vaccino teutonico che è in senso letterale un affare di Stato.

La Repubblica federale ha investito 300 milioni di euro acquisendo il 23 per cento del capitale tramite la sua banca d’affari. Bloccare AstraZeneca vuol dire ancora una volta vendere all’Europa nell’esclusivo interesse tedesco un prodotto teutonico. Forse Ursula von der Leyen dovrebbe spiegare qualcosa… Curevac peraltro rifiutò su pressione proprio di Angela Merkel (che sia sovranista?) i capitali americani promessi da Doald Trump suscitando l’ennesimo incidente diplomatico con gli Usa che tutta Europa sta pagando. Ma le ragioni profonde sono altre. La Germania è in preda a convulsioni politiche perché l’imminente fine dell’era Merkel pone il problema di quale assetto avrà il paese. E ancora una volta Berlino, o meglio la Cdu la balena bianca teutonica, usa Bruxelles per sistemare le faccende di casa utilizzando Ursula Von der Leyen come la domestica di Angela. Ad esempio il Recoevry Plan è molto incentrato sull’ecologia per tagliare le gambe ai verdi tedeschi che continuano a vedere ingigantiti i consensi. E del pari non sfugge che la campagna contro AstraZeneca (il vaccino che costa di meno, che è più sicuro ed è più facile da usare) è motivata solo da una ragione politica. Impedire che Boris Johnson vinca la battaglia contro il virus cinese dimostrando che la Brexit è un’opportunità. La Germania teme fortissimamente un effetto domino perché ha un’economia incentrata sul tenere in sudditanza gli altri s europei. Del resto il 60% del suo abnorme surplus commerciale (la Germania dovrebbe essere sanzionata dall’Europa ogni anno da almeno 15 anni) Berlino lo fa nei confini europei.

E qui c’è la ragione vera dell’inquietudine tedesca. L’economia non tira più. I saggi (sono gli esperti che sorvegliano la politica economica) preconizzano che il Pil tedesco quest’anno crescerà appena del 3,1 per cento. Berlino che aveva stimato un più 5,2 ha ridotto la proiezione al 3. Il debito – sempre molto basso rispetto al nostro – crescerà di 18/200 miliardi arrivando vicino all’70% del pil .Vuol dire comunque che mancheranno ai conti oltre 80 miliardi di ricchezza nazionale. Ma la Germania cominci ad avvertire un problema di debito privato che ancorato da anni al 100 per cento del Pil (3 mila quattrocento miliardi di euro!) sta salendo verso il 120 per cento soprattutto nell’ex Germania dell’Est, che ha un forte problema di occupazione, dove i redditi sono più bassi del 20 per cento e dove si paga ancora col Marco. A ciò si aggiunge che la Germania è molto in ritardo sulla vaccinazione: ha somministrato la prima dose solo la 5,7% della popolazione, e ha immunizzato poco più di 2 milioni e mezzo di tedeschi su oltre 80 milioni di residenti. In lockdown duro da novembre in Germania la proverbiale efficienza stavolta ha fatto flop. Lo sa bene Angela Merkel che si augurava un’uscita di scena trionfale ed è invece avviata sul viale di un mesto e contestato tramonto.

Ad accusarla di aver sbagliato tutto sui vaccini come ha fatto la sua colf Ursula Von der Leyen a Bruxelles è tuta la stampa tedesca che dopo lo stop ad AstraZeneca si è scagliata contro il ministro della salute Jens Spahn, uno dei Merkel boys, e il Paul Ehrlich Institute, l’agenzia federale che si occupa dei vaccini. Peraltro Spahn aveva espresso dubbi sul lockdown prolungato. Per la prima volta sia le associazione industriali sia i tedeschi voltano le spalle a mutti Angela: il 46% è contro la politica anti virus cinese del Governo che è spaccato perché il ministro dell’economia (socialdemocratico dunque competitor della Cdu in vista delle elezioni di settembre che si annunciano come un regolamento di conti) Olaf Scholz ha criticato duramente la gestione dei vaccini da parte di Bruxelles (dire a colf Ursula perché mutti Angela intenda) ed è preoccupatissimo per la tenuta dell’economia tedesca.

Gli ha risposto il suo predecessore e attuale presidente del Bundestag Wolfgang Schauble: “Bisogna pagare questo prezzo se si vuole rafforzare l’Europa”. Perche? Perché la Germania che si serve dell’Europa ora ha anche bisogno dell’Europa. La catena di fallimenti è ininterrotta e Berlino ha dovuto varare una legge che impedisce la dichiarazione d’insolvenza delle imprese sovraindebitate. Jens Weidmann il capo supremo della Bundesbank per la prima volta da quarantadue anni non distribuisce dividendo al governo tedesco. Weidmann ha spiegato: “Preferiamo accantonare risorse per prevenire un eventuale rialzo dei tassi”. Ma c’è anche da star pronti se deflagrano Deutsche Bank e le sofferenze bancarie delle Sparkasse e delle Landbank che Berlino sottrae alla vigilanza della Bce, che hanno distribuito soldi a pioggia per sostenere l’economia tedesca, ma ora sono infettate dal virus dei crediti inesigibili. E allora? Allora la Germania che teme il disgregarsi del sistema di potere Cdu vuole comunque tenersi la supremazia europea per barcamenarsi sullo scacchiere internazionale. Dopo aver flirtato per ragioni di export con la Cina ha capito che l’era Joe Biden è più severa di quella di Donald Trump e vuole tornare all’atlantismo. Questo fa paurosamente ondeggiare la politica estera europea anche perché oggi Berlino che forse ha ingabbiato Parigi ha un rivale storico libero (anche dal virus grazie ad AstraZeneca) e bello: Londra. E allora una domanda, conviene ancora questa Europa?

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