IL SOCIALISMO REALIZZATO DI DRAGHI FINTO LIBERALE

I ristori (ridicoli) inversamente proporzionali al fatturato, il blocco indistinto degli sfratti, le titubanze sulle cartelle esattoriali sono l’opposto delle idee liberali. La Lega e Forza Italia s’intestano vittorie inesistenti. La verità è che nel Governo l’anima populista di sinistra – Pd e Leu – con tratti autoritari – Cinque Stelle – ha una straordinaria capacità di ricatto sorretta com’è dalle burocrazie ministeriali

Ci ha fatto sapere Mario Draghi a Bergamo, dove Giuseppe Conte andò con il favore delle tenebre, mentre rendeva solarmente e contritamente omaggio alle vittime del virus cinese: lo Stato c’è e ci sarà sempre. Molti hanno applaudito, ma per chi è ha un pensiero liberale è più una minaccia che un conforto. Soprattutto pensando allo Stato italiano. Quella commemorazione dei defunti di Bergamo è stata in larga misura vuota retorica; per riempirla di contenuti lo Stato avrebbe dovuto aver già completato, come sta facendo Boris Johnson a capo di uno Stato autenticamente e anticamente liberale: la Gran Bretagna, la campagna vaccinale. Siamo in ritardo perché lo Stato italiano ci ha portato in Europa senza neppure chiederci se eravamo d’accordo.

Quell’Europa salvifica è quella che in forza della sudditanza alle esigenze della Germania non ci fa avere i sieri, impedendoci peraltro di avere, come vorrebbe l’idea liberale, una nostra via alla fabbricazione dei vaccini. Quella commemorazione diventa vuota retorica nel momento in cui l’ennesimo decreto elemosiniere, ora diventato sostegni, non ripara nessun guasto, ma si propone come elargizione che il sovrano concede ai sudditi. Uno Stato che si comporta da sovrano è uno Stato non di diritto bensì dispotico. Un esempio? Per la montagna – e per la verità grazie solo alla Lega e in particolare alle giuste impuntature di Claudio Durigon sottosegretario all’economia – ci sono nel decreto sostegni 700 milioni di euro. I danni stimati sono 14 miliardi. Non vi è alcuna parità tra il cittadino e lo Stato che provoca il danno e il danno deve rifondere. Questo è il principio di diritto.

E invece lo Stato si ripara dietro le ragioni di salute pubblica e impone la chiusura conculcando tutti i diritti costituzionali – da quello all’impresa a quello alla libertà personale- rifonde il 5 per cento del danno che ha provocato! E’ nell’entità del risarcimento che sta il fondamento del potere dello Stato di derogare alle libertà. Vale per tutte le categorie economiche ridotte sul lastrico. Senza risarcimento diventa esproprio, senza rispetto della libertà e della dignità dell’impresa e del lavoro diventa abuso. Scorrendo il decreto sostegni si ha la dichiarazione per atti che la concezione dello Stato che c’è in Italia è totalmente anti-liberale, si avvicina a quella dello Stato a socialismo realizzato. Si pretende di applicare la progressività fiscale al risarcimento (che tale poi non è) del danno. Se tu fatturi di più e quindi hai avuto presumibilmente un danno maggiore avrai di meno perché sei supposto più ricco. E’ paradossale che un simile ragionamento venga da un uomo di economia come Mario Draghi che non si è accorto che adesso è necessario non solo rifondere i mancati guadagni, ma abbattere i costi fissi e ripatrimonializzare le imprese. E va da sé che tanto più l’impresa è grande quanto maggiore deve essere l’intervento sui costi fissi e il capitale. Che però le imprese devono pigliare in prestito perché la Sace dopo l‘elargizione di garanzia monstre per 6,3 miliardi agli Agnelli che si sono fusi con Peugeot salvo poi spartirsi un dividendo straordinario di 2,0 miliardi non ha più capienza. Si sono superati i codici Ateco, ma non i pregiudizi anti-impresa! L’idea di fondo è: tutti poveri allo stesso modo, non eguali opportunità di partenza, ma garanzia di risultato finale. Il procedere così ci consegna, per esempio, una riduzione del ceto medio dal 42 al 24% del corpo sociale con conseguente crisi dei consumi e peggioramento della già disastrata economia. E’ una sorta di egualitarismo vetero sindacale e vetero socialista!

Ma non basta perché questo Stato per bocca del ministro della Giustizia Marta Cartabia annuncia in Senato un ulteriore blocco degli sfratti, un esercizio ulteriore di arbitrio. La ministra della Giustizia rinega l’emendamento con cui tutto il Parlamento aveva sancito che bisogna distinguere tra gli sfratti dovuti a insolvenza per pandemia e gli altri e in commissione giustizia al Senato spiega: “Siccome c’era già un termine di blocco fino al 30 giugno non si può dare incertezza normativa agli inquilini facendo partire alcune esecuzioni al 31 marzo, in fin dei conti per gli interessati non è un sacrificio così grande attendere le esecuzioni”. Se ne ricava che il garante del diritto in questo paese ritiene che bloccare gli sfratti per 16 mesi sia regolare, che consentire anche a chi non ha alcuna ragione di necessità derivante dal virus cinese di occupare sia sopportabile, che la sospensione del diritto di proprietà sia dettato dalla “sensibilità” del ministro della Giustizia in forza della quale si può soprassedere ad una richiesta esplicita del Parlamento di differenziare il blocco degli sfratti anzi facendo capire che questo blocco sarà ulteriormente prorogato erga omnes. Evidentemente quando Sant’Agostino scriveva: “Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?” già preconizzava l’Italia di oggi. E’ la stessa idea di Stato che traspare dalle resistenze al saldo e stralcio delle cartelle esattoriali. E’ però lo stesso Stato che occhiuto nel fisco è di manica larga nel concedere redditi di cittadinanza e di emergenza di cui raramente si conoscono le reali condizioni dei destinatari e che restano svincolati da qualsiasi obbligo di cercarsi un lavoro. Lo Stato c’è e ci sarà. Ma quale Stato c’è presidente Mario Draghi? Quello che considera il pubblico denaro, frutto dell’esproprio che in nome del bene comune viene fatto ai privati, come il più prezioso da usare con diligenza e distribuire con saggezza o quello di cui il primo presidente del Repubblica Luigi Einaudi poteva dire: “La frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati finché le leggi tributarie rimarranno vessatorie e pesantissime e finché rimarrà l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco”?. Lo Stato c’è e ci sarà, ma quale Stato presidente Mario Draghi, quello ha il sacro vincolo della Costituzione o quello di cui ancora Luigi Einaudi poteva dire:” Pensare che uno Stato, sol perché si dice sovrano, possa dare a se stesso leggi a suo libito, è pensare l’assurdo.

Gli uomini, nella vita moderna non possono vivere, se la loro vita è ridotta nei limiti dello Stato”? Ci pensi presidente Draghi. E un pensiero devono pure farlo Forza Italia e Lega che hanno cercato all’uscita del decreto elemosine di intestarsi una vittoria che non c’è. Si sa di uno scontro protrattosi per molte ore tra l’anima populista bolscevica impersonata da Leu con la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra e il ministro del Lavoro il Pd integralista Andrea Orlando da una parte e Lega e Forza Italia dall’altra sulle cartelle esattoriali da rottamare. Al di là del merito lo scontro è tra chi pensa che i cittadini siano evasori slavo prova contraria e chi pensa che le tasse siano, come lo Stato, un male necessario. Sono due visoni di società inconciliabili! Ma in questo Governo in cui Mario Draghi racconta più bugie di Conte, ma lo fa in maniera francescana e dunque credibile c’è un’altra componente inquietante: è il profilo autoritario dei Cinque Stelle che Beppe Grillo con il suo progrom dell’informazione televisiva ha per l’ennesima volta disvelato. Ci provò qualche tempo fa Giggino a’ gazzosa (al secolo Luigi Di Maio casualmente ministro degli Esteri) a dire che loro sono liberali e moderati. Sarebbe da formulare un quesito come agli esami di Stato: ci dica il candidato come può dirsi liberale un movimento politico che stabilizza i Navgator che non hanno creato lavoro se non per loro medesimi continuando a elargire reddito di cittadinanza e di emergenza svincolato dall’accesso all’occupazione attingendo esclusivamente alle tasche degli italiani? Dice Draghi, mentendo, questo non è il tempo di prendere, ma di dare. Sicuri che sia così? Vedremo tra un po’ che Draghi dovrà necessariamente abbassare il tenore di vita degli italiani. Dispiace che Forza Italia e Lega debbano sottostare a questo programma di governo che ieri si è disvelato. Questo è un governo che è dominato dalla presunzione di evasione dei cittadini.

A sostenere questa tesi ci sono oltre al Pd (ci spiega Orlando perché avendo governato per 10 anni peraltro senza consenso il Pd non è stato in grado di esigere quelle somme se davvero erano dovute? Non sarà che la lotta all’evasione è un ottimo slogan dietro il quale non c’è nulla?) gli apparati ministeriali. Vi è un pregiudizio verso l’impresa e un’innata inclinazione all’assistenzialismo incarnati da Leu e dai Cinque Stelle. Dire che aver sostentato il turismo, l’agricoltura, il settore fieristico è una vittoria da parte di Lega e Cinque Stelle è intestarsi un merito di bandiera, ma non di sostanza. Lo dicono le cifre: in due mesi del 2021 le imprese commerciali hanno perso altri 15,5 miliardi, il turismo ha perso 80 miliardi di fatturato, il Pil dell’Italia è crollato di 180 miliardi, settori come il wedding o le fiere hanno perso 20 miliardi di fatturato. Ora parametriamo questo bilancio al cosiddetto decreto sostegni. Non si va oltre il 2% di ristoro! E’ una vittoria, ma solo limitatamente all’aver scalfito il pregiudizio anti imprese, ma è una sconfitta per il sistema produttivo. Se il dare di Draghi è di questa entità possiamo anche rispondere: no grazie. E vi è un’ultima notazione. Il Pd sta già lavorando per rompere la maggioranza di Governo. L’esordio di Enrico Letta sullo ius soli lo faceva presupporre, l’atteggiamento di ieri gli esiti del consiglio dei ministri di ieri ne sono la conferma. Perché? Alla prossima puntata.

 

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