PAPA LETTA NON PUO’ STARE SERENO TRA LA RESISTENZA DEGLI EX RENZIANI E I RICATTI DI CONTE

E niente da fare. Enrico proprio non può stare sereno. E’ scritto nelle stelle, non quelle grilline trafitte dall’ex Conte pronto alla causa legale contro Casaleggio per bloccare il m5s e diventarne proprietario (non primus inter pares) ma negli astri che guidano la disfatta pentastellata e quella democrat. Per la cronaca il nuovo segretario e l’ex premier, entrambi ex premier rottamati, si sono incontrati poco fa. Il leader in pectore dei grillini a microfoni spenti e nelle segrete stanze ha dettato: scegli, o me o Renzi. E a microfoni accesi ha esternato altisonante rompendo il silenzio trasformato ad arte dai suoi spin doctor in leggendario: “Il pd è un interlocutore privilegiato, la giusta sinergia è importante”.  Della serie: la linea la detto io, il Conte c’est moi! Ascolta Letta conscio che i grillini potrebbero essere fondamentali per il precario equilibrio del pd. Una apertura insidiosa che potrebbe mutarsi in pericolosa poiché conduce il partito rotto di Letta al bivio iniziale del Conte o morte fino all’epilogo della sciagurata scelta, quella di Conte appunto. Una scelta che ha fatto rompere il partito del fu ex zar Nicola per lasciarne i cocci a Letta.

Ma veniamo agli altri attori dem. La pattuglia è talmente armata (foto copertina ritrae) che forse solo il plotone armato del super generale Figliuolo potrebbe competerci. Ma soprattutto la pattuglia è armata contro il Papa segretario tornato dalla Francia con amore per spegnere vecchie ruggini. È per questo che con somma pazienza e lo stesso amore che ha spinto il fu zar Nicola a lasciare, Letta ha assunto il ruolo del Draghi del pd e quanto piace ad Enrico fare il Draghi nobile del partito solo la Curia lo sa. Quel Draghi democrat opposto al Salvini leghista che vorrebbe sedere alla destra del padre (Draghi).

Dunque le ruggini. Eppure lui, Papa letta, ce la sta mettendo tutta per uniformare il partito dell’ex fu zar Nicola. E dopo le sortite uliviste dello ius soli, per non rimanere isolato, entra determinato per tacitare le correnti che stanno dilaniando il partito. Obiettivo fondante vendicarsi di Renzi e disinnescarlo, opera prima difficilissima. Quindi il mitigare le correnti sostituendone subito i capi, facendosi scudo delle donne del pd avvelenate contro il povero Zinga. È solo per questo motivo, per rafforzare il suo posizionamento che ingaggia la battaglia delle signore dem “perché è irricevibile una prima fila di soli uomini, quella è roba da Orban, non può essere il biglietto da visita per un grande partito europeo”. I nuovi capigruppo saranno due donne. Ora in pole alla Camera c’è Madia o Serracchiani al posto di Delrio, in pole al Senato Malpezzi al posto di Marcucci. Delrio cede: “Non è una questione personale, mi faccio da parte, la sfida di genere è la mia”. Al Senato è più dura, Marcucci non vuole lasciare. Si prende ventiquattro ore per riflettere, vorrebbe ricandidarsi, ma in molti scommettono che alla fine si allineerà.

Letta ironizza:“Tra pisani e lucchesi si trova sempre un’intesa” mentre Marcucci replica scherzando: “Anni fa, al Polo nord, camminando su un deserto di ghiaccio, incontrai una capanna. Ma appena vi entrai mi sentii subito riscaldato. Sul muro c’era scritto: Pisa merda”. Ironico, mentre attendeva il suo segretario (pisano).

L’antica acredine tra le due nobili città toscane trasposta al duo politico dà la cifra dello scontro. Marcucci se l’è legata al dito, non ha digerito l’avviso di sfratto dato mezzo stampa, e ribatte: “Perché allora i segretari sono sempre uomini?”. Dice di essere stato sempre leale, suo peccato è “scontare l’amicizia con Renzi”. Per Enrico Letta è dura. Ieri sera da Ballarò l’ex fu zar Nicola, non potendo incaricare Conte come suo avvocato difensore, si è autodifeso rivendicando la sua  scelta di cuore. Ha detto di aver lasciato perché il partito deve camminare con le sue gambe, che ha fatto la mossa del cavallo. Enrico sosterrà Draghi in funzione e con forza europeista contro il nazionalismo, il pd è partito pluralista, “abbiamo aperto perfino a Calenda” (notare “perfino”) e se il governo Draghi esiste è perché nella ex maggioranza di governo c’è stata una forte delegazione del pd. Ora l’altro banco di prova per Letta è la Capitale con il suo ex segretario che vorrebbe candidarsi sindaco e che ieri ha attaccato così: “Considero la ricandidatura di Virginia Raggi una minaccia per la città”. E in tema di minacce risponde Virginia Raggi: “Da Zingaretti parole come pietre. Io sono finita sotto scorta per aver dichiarato guerra alla criminalità organizzata”. La campagna elettorale in Capitale è cominciata. E tutte le strade, specie quelle politiche si sa portano sempre a Roma. Come farà Papa Letta a contemperare grillini e piddini? Chiedere a Conte.

Poco fa intanto Matteo Renzi ha augurato buon lavoro a Letta. Ed ecco che la cosa si fa preoccupante. Perché, quando ci sono di mezzo le rassicurazioni di Renzi, Enrico non può mai stare sereno.

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