TORNA CONTE MA NON C’E’ TORNACONTO DALLA SUPERCAZZOLA AL FALLIMENTO DEI TARTASSATI

L’ex premier che si candida a guidare quel che resta del Movimento Cinque Stelle ha lasciato al Paese un’eredità pesantissima. Record di pressione fiscale oltre il 52% e rapporto deficit pil sopra il 9%. Ora l’Italia deve affrontare una durissima stagione di sacrifici eppure continuano le pie illusioni sui soldi europei e sul ce la faremo. Servirebbe un po’ di sano realismo considerando che le famiglie hanno perso ulteriore potere d’acquisto e l’inflazione sale nonostante la crisi di domanda.

Giuseppe Conte, tra gli sbadigli di molti dei non molti partecipanti all’assemblea on line di quel che resta del Movimento 5 Stelle, non rinuncia alla liturgia della supercazzola. C’è un passaggio nel suo logorroico intervento che neppure il Conte zio del Manzoni- quello che gestiva un potere così descritto dal massimo dei critici manzoniani Eugenio Donadoni “È l’autorità nascosta, che lavora sott’acqua, che preme e sforza le autorità palesi. È l’autorità, la cui presenza e invadenza è documentata da quel ritornello delle gride: che le pene inesorabili potevano essere modificate “ad arbitrio di S.E.”. – sarebbe stato in grado di concepire. Arringa Giuseppi: “Rifondare non vuol dire rinnegare, ma deve essere un’opera che valorizzi l’esperienza fatta e che proietti il M5S in una forza capace di presentare un nuovo modello di sviluppo. Un modello di sviluppo che realizzi condizioni effettive di benessere equo e sostenibile, che coniughi la transizione energetica in atto per ridurre le tante diseguaglianze.” Che significa? Probabilmente nulla perché Giuseppe Conte è bene che stia il più lontano possibile dai conti. Ha lasciato un’eredità all’Italia spaventosa. E non si capisce come il Pd, che è stato il suo principale puntello – qualcuno ricorderà il proclama del fu segretario Nicola Zingaretti: “O Conte o morte” – oggi possa sfuggire ad una chiamata di complicità nello sfascio del paese. Peraltro una continuità garanzia d’insuccesso tra Pd e Conte c’è.

Pare che l’avvocato di Volturara Apula si affidi alle cure di un coach politico di straordinario peso: Goffredo Bettini! E proprio Bettini dovrebbe spiegare agli italiani perché mai dovrebbero votare un partito guidato da Giuseppe Conte e il Pd – annunciano un’alleanza di ferro – che lasciano queste cifre sul tappeto. Per evitare accuse di parzialità riportiamo i dati diffusi dall’Istat così come li ha raccolti l’Ansa per poi cercare di spiegarli. Nel quarto trimestre 2020 la pressione fiscale è salita al 52%, il dato più alto dal quarto trimestre 2014, in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 50,7% allo stesso periodo dell’anno precedente nonostante la riduzione delle entrate fiscali e contributive. Secondo i dati Istat, nel 2020 la pressione fiscale si è attestata al 43,1% del Pil, in aumento rispetto al 42,4% del 2019. Aumenta il risparmio, ma diminuisce il potere di acquisto delle famiglie italiane. Nel quarto trimestre del 2020, rivela l’Istituto di statistica, il reddito disponibile è diminuito dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, e i relativi consumi finali del 2,5%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 15,2%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. A fronte di un incremento dello 0,2% del deflatore implicito dei consumi – spiega l’Istat -, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito rispetto al trimestre precedente del 2,1%.

Sul fronte pubblico, l’Istat rivela che le pubbliche amministrazioni hanno registrato nel 2020 un indebitamento netto pari al 9,5% del Pil, in netto peggioramento rispetto all’1,6% del corrispondente periodo del 2019. In termini di incidenza sul Pil, nel 2020 il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, pari rispettivamente al -6% (+1,8% nel 2019) e al -4,3% (+1,7% nel 2019). Il rapporto deficit pil si è attestato al 9,2%.
Questa è l’eredità che Giuseppe Conte e il Pd ci hanno lasciato. Si ricorderà della potenza di fuoco, dei proclami a reti unificate, del ci salveremo, del dolente sguardo del Conte che annunciava ce la faremo e stiamo facendo uno sforzo immane perché ristoreremo tutti. Il Conte e il Pd hanno fatto uno scostamento di bilancio durante la pandemia in quattro tranche per 120 miliardi di euro! Bene ora proviamo a vedere cosa denunciano le cifre dell’Istat. La prima verità è che Conte ha solo detto bugie, ha fatto solo una gigantesca supercazzola (come peraltro ha ripetuto agli esausti militanti Cinque Stelle) accreditata dal Pd ed in particolare dal trio Misiani-Gualtieri-Boccia come immenso progetto di tenuta dell’economia.

Queste manovre ci lasciano più poveri, immensamente più poveri, ci lasciano più indebitati, immensamente più indebitati e dimostrano che la macchina dello Stato è totalmente inefficiente. Aveva ragione Luigi Einaudi primo e purtroppo unico presidente liberale della Repubblica a sostenere “D’altro canto non è un male che il tentativo della Finanza di costringere tutti a pagare le altissime aliquote italiane incontri una vivace resistenza nei privati. Se questi sia acquetassero e pagassero senza fiatare, anche la Finanza si adagerebbe sulle alte quote, paga dei suoi guadagni e dei suoi allori”. E’ successo esattamente così. Viviamo in uno Stato famelico che non sa dove mette i soldi che sottrae ai contribuenti. Basta considerare che un paese piegato da un anno di pandemia si è trovato a pagare più tasse di sempre. Il perché è semplice. Si sta restringendo la base imponibile perché siamo sempre più poveri, ma poiché lo Stato non adegua la sua fame di quattrini al nuovo scenario ci spreme sempre di più portandoci alla povertà. Anche perché la famosa potenza di fuoco promessa da Conte non si è vista. Per quei decreti mancano ancora due terzi delle norme attuative. Eppure vedremo che il Pd tornerà a suonare la grancassa dell’evasione. Non si rendono conto che nei conti – si scuserà il bisticcio di parole – c’è una verità devastante. Si è compresso il potere di acquisto del Paese, si è contratta in maniera severa la domanda, ma l’inflazione è tornata a crescere perché c’è un eccesso di liquidità e perché correndo il petrolio per la ripresa delle altre economie noi importiamo inflazione.

E anche la crescita del risparmio è un’illusione ottica. Non vuole affatto dire che il Paese sta meglio o è più ricco: vuole solo dire che la gente ha paura. Non spende e accumula perché non si fida del domani. E tra tre mesi ci saranno 2,7 milioni di fallimenti mentre chi ha soldi in banca dovrà cominciare a pagare per tenerceli. Di fatto è una situazione pre-fallimentare che sta perdendo posti di lavoro, imprese, capacità di generare Pil per l’ottusità dei nostri governi di affrontare la crisi pandemica e l’assoluta cecità dell’Europa che non ha saputo assicurare i vaccini se è vero com’è vero che la stessa OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha bocciato senza appello il disastro firmato Ursula Von der Leyen. Ma gli autori del tracollo dell’Italia continuano a dirci che l’Europa è la nostra salvezza, anzi pongono il tasso di europeismo a fondamento della legittimità delle forze politiche di rappresentarsi e di rappresentare. Sarebbe invece necessario un bagno di umiltà e di sano realismo politico per spiegare come si sono determinati questi numeri e cosa s’intende fare per cambiarli. Hanno aumentato le tasse in costanza della peggiore crisi mai vissuta dall’Itala. Basta questo, basta dirla così per comprendere quale legittimità abbiano Giuseppe Conte e il Pd per intestarsi il governo del paese. Ma forse il Conte zio ha trovato la soluzione. Se gli italiani pagano troppe tasse, se sono più poveri, se rischiano il fallimento non si preoccupino. Il futuro è radioso perché c’è chi sta studiando “Un modello di sviluppo che realizzi condizioni effettive di benessere equo e sostenibile, che coniughi la transizione energetica in atto per ridurre le tante diseguaglianze”.

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