DRAGHI AFFETTO DA VARIANTE IMPRESE IL GOVERNO RISCHIA È SENZA SPERANZA?

Vanno in piazza a Roma le partite iva e i ristoratori guidati da Palo Bianchini del Mio e la conferenza delle Regioni chiede al Governo: “Dopo il 20 aprile valutiamo le riaperture”. Palazzo Chigi pensa alla cabina di regia, ma lo scontro è politico. Il Pd forza la mano alla Lega sulle riaperture per rompere tutto e il presidente del Consiglio cerca una via d’uscita.

Leggerete sui giornaloni e ascolterete ai telegiornali che il Governo pensa alle riaperture, magari graduali perché insomma uno spiraglio c’è. Tutte bufale, tutte cortine fumogene per nascondere un disagio molto più profondo. E’ Mario Draghi che cerca di dare una soddisfazione di facciata alla Lega per evitare di perdere lui la faccia, ma in realtà Enrico Letta il segretario del Pd e portantino di Romano Prodi verso il Quirinale spera di provocare il logoramento di Matteo Salvini fino alla rottura. Vediamo di che si tratta. Vanno in piazza (martedì 6 aprile ore 15) Montecitorio migliaia di imprese: sono ristoratori, partite iva, ambulanti, organizzatori di eventi, gente dello spettacolo, tassisti. Insomma il popolo dei non garantiti che è stato fiaccato da un anno di chiusure. A chiamarli in piazza è Paolo Bianchini, presidente del Mio, Movimento Imprese Ospitalità che aderisce a Federturismo, che è riuscito a mettere insieme le associazioni delle partite Iva: Rete, Pin e Apit Italia e il Movimento Io apro per una protesta comune. Dice Bianchini: “Facciamo scoprire al Governo che c’è qualcosa di più contagioso del virus cinese: si chiama variante imprese”. E annuncia che dal 7 aprile ci sarà un movimento di disobbedienza civile che porterà tutti a riaprire ignorando i divieti.

Quello di piazza Montecitorio è come il “giuramento della pallacorda” nella Parigi del 1789, è la “variante imprese” che per il Governo rischia di essere la più problematica. Così i presidenti delle Regioni (mai dimenticarsi che 15 su 20 sono governate dal Centrodestra) hanno diffuso una nota con cui chiedono al Governo di “Fornire prospettive a quei settori chiusi valutando aperture subito dopo il 20 aprile, nel caso di un miglioramento dei dati epidemiologici, per poi permettere da maggio la ripartenza di attività in stand-by da troppo tempo come le palestre”. Da palazzo Chigi hanno subito fatto ammuina, perché c’è già un incontro fissato con le regioni per giovedì 8 aprile, in cui però si dovrebbe parlare di Recovery Plan ed hanno annunciato che però si riunirà la “mitica cabina di regia” per stabilire se e quando riaprire. E qui sta la mossa diversiva verso la Lega. E’ straordinario che proprio nel momento in cui palazzo Chigi fa sapere che sulle riaperture qualcosa si muove il ministro della salute Roberto Speranza – di cui peraltro Bianchini egli altri chiedono le immediate dimissioni – faccia un’ordinanza con cui proroga fino almeno al 30 aprile la quarantena per chi rientra dall’estero e non prende minimamente i considerazione di ripristinare il “giallo”. Semmai restano arancione e rosso. Il che significa ristoranti e bar comunque chiusi, a scuola in presenza solo fino alla prima media, centri commerciali chiusi nel week end, divieto di spostamento fuori dai Comuni. Dunque qual è lo spiraglio per le riaperture? La verità è che Mario Draghi si rende conto che il paese è allo stremo, ma è lui medesimo ostaggio del partito delle chiusure (Leu, Pd, Cinque Stelle) che sotto la preoccupazione virale nascondono in realtà la volontà di mandare a casa la Lega. Che se rompesse sulle chiusure avrebbe forse un vantaggio elettorale, ma tanto il Quirinale impedirà comunque che si vada alle urne. Nessuno lo ha preso troppo sul serio, ma c’è un sondaggio fatto da una che se ne intende, Alessandra Ghisleri, da cui si evince che 7 italiani su 10 non ne possono più. E ci sono riprese televisive (di cui i telegiornali però parlano appena) che ci dicono come le file di indigenti davanti a Pane Quotidiano o alla Caritas siano chilometriche.

Un cronista attento presterebbe fede al fatto che la Coldiretti ha spiegato come la chiusura dei ristoranti per Pasqua abbia fatto buttare nell’immondizia oltre un milione di tonnellate di cibo e metterebbe insieme questo spreco con le file degli indigenti per chiedere al Governo: vi sembra giusto? Ma non lo fa nessuno. Domandiamoci perché? Il motivo è semplice: il braccio di ferro sulle riaperture è il grimaldello che Enrico Letta, con le spalle coperte da Sergio Mattarella, vuole usare per mettere all’angolo Matteo Salvini. Possiamo prendere scommesse sulla sequenza degli eventi prossimi? Ci faranno sapere da palazzo Chigi nelle prossime ore che il presidente del Consiglio sta valutando con la cabina di regia e a condizione che i dati migliorino la possibilità di caute aperture. Fra un paio di giorni arriverà Roberto Speranza a dire che i dati non lo consentono. E Draghi che ha già detto che i dati del CTS sono comunque sovrani dovrà adeguarsi. E allora Draghi dirà: ma ora acceleriamo le vaccinazioni e vedrete che andrà tutto a posto. Le vaccinazioni continueranno a scartamento ridotto, ma ci diranno che c’è da fare la Nadef (nota aggiuntiva al documento di economia  e finanza) che sarà un pianto e poi ci aggiungeranno che il 30 aprile bisogna mandare a Bruxelles per il Recovery Plan e che dunque ne riparliamo tra un po’ delle aperture. Insomma si compreranno tempo. Quanto gliene serve? A occhio un paio di mesi. Devono arrivare vicino al semestre bianco (scatta ad agosto) quando non si possono sciogliere le Camere per cacciare Salvini dal governo. E’ probabile che la situazione diverrà insostenibile prima, ma una cosa è certa: anche se la Lega uscisse dal governo domani Sergio Mattarella non concederebbe le urne. Ma avrebbe fatto un buon favore a Letta che così avrebbe colto un grandissimo risultato: fuori la Lega dal Governo e Draghi imbalsamato.

Ecco perché la variante imprese per il governo è contagiosissima. Facciamo un’ulteriore riflessione. Perché Matteo Salvini spinge per le riaperture? Per tre ordini di motivi. La prima è che i non garantiti, cioè le partite Iva, le piccole imprese, quelli che insomma producono ricchezza del paese e mantengono con le tasse i garantiti, sono la sua base elettorale, la seconda ragione è che con Massimo Garavaglia la Lega ha assunto la responsabilità diretta del Turismo e se non partono le riaperture sarà un bagno di sangue. La terza che poi è la più pesante di tuti: perché sa perfettamente la Lega che se non si riparte prima di giugno il paese è spacciato. Nessuno lo dice ma l’Italia è in pre fallimento e si rischia a novembre che lo Stato faccia una politica fiscale tale da configurarsi come esproprio. E’ per questo che vogliono cacciare a Lega, assicurarsi con il semestre bianco l’impossibilità di sciogliere le Camere fare una legge di bilancio d’impianto assolutamente statalista e imporre patrimoniali da garrota sui risparmi degli italiani oltre a tagliare pensioni e inasprire la pressione fisale su lavoro autonomo e impresa. Queste sono le ragioni per cui il Pd, Leu, e ciò che resta dei 5 Stelle ormai costretti a mendicare l’alleanza elettorale con Letta per salvarsi il posto, negano le riaperture. La partita è solo politica. Mario Draghi si trova così contagiato dalla variante imprese. Per guarire ha solo una terapia: imboccare una politica economica di decisa ripresa tagliando tasse, incentivando i consumi e incoraggiando per via fiscale l’investimento del risparmio privato nelle imprese produttive, e sfiduciare il ministro della Salute Roberto Speranza che ha un approccio ideologico alla gestione della pandemia. Lo ha scritto chiaro: ritiene che questa sia l’occasione per riaffermare l’egemonia culturale della sinistra. E ne ha dato ampiamente prova.

Vuole affossare la piccola impresa, il lavoro indipendente e vuole occuparsi solo della “massa” dei garantiti: pensionati, statali e dipendenti che hanno la cassa integrazione. Questo sta diventando di nuovo uno scontro di classe sulla pelle dell’Italia e di gran parte degli italiani. Non è un caso che ci sia un’agguerrita pattuglia di virologi catodici che militano nelle file della sinistra a confortare le opinioni di Speranza. Diversa è la posizione del Pd. A Letta di aprire o chiudere non gliene importa granché. Ha capito però che lo scontro su questo terreno è il solo che può portare la Lega fuorigioco. E stressa il concetto. Ora si dovrebbe giudicare se questo cinismo abbia o no diritto di cittadinanza in un Paese che ha perso in un anno il 10 per cento del Pil, che ha la classe media dimezzata, che ha un milione di poveri assoluti in più, che ha perso l’1,85 di reddito disponibile e il 2,5% di consumi, che rischia di avere tra due mesi 2,7 milioni di fallimenti e fra quattro 2 milioni di nuovi disoccupati. Ma evidentemente la corsa al Quirinale è più importante. Bisogna imbavagliare Salvini, logorare Draghi. Questo c’è davvero sotto lo scontro aperture e chiusure. Ma ora i non garantiti vanno in piazza, provano a contaminare la politica con la variante imprese. Chissà che Mario Draghi non debba prendere atto che se contagiato da questa variante il Governo è senza speranza. E alla fine per vaccinarsi faccia a meno di Speranza.

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