A LETTA PRESTO COL COPRIFUOCO PD VISTA QUIRINALE VUOLE SFRATTARE LEGA E FORZA ITALIA

Appare ormai evidente che la parte sinistra del Governo vuole logorare la parte destra per avere le mani libere sull’elezione del prossimo presidente della Repubblica. C’è anche la nostalgia di uno Stato bolscevico. Così il virus cinese può davvero essere, come auspicato nel suo libro mai nato da Roberto Speranza: “l’occasione per ricostruire l’egemonia della sinistra”. Ovviamente senza tenere minimamente conto di cosa pensano gli italiani.

Difficile convincersi che il Governo abbia così a cuore la salute degli italiani da prolungare sine die il coprifuoco. Non c’è uno straccio di parere scientifico che corrobori l’idea che ci sia un collegamento tra l’orario e il contagio, né c’è un parere giuridico che conforti pienamente la feroce restrizione della libertà che da troppi mesi si sta facendo in danno degli italiani. Basta notare che sono stati sufficienti uno studente di giurisprudenza al secondo anno e un giudice di pace di Camerino (Mc) a smontare qualsiasi presupposto per le sanzioni derivanti dal coprifuoco. Semplicemente perché non c’è nella Costituzione italiana nessuna possibilità di limitare la libertà personale.

Gli unici casi sono provvedimenti motivati dei magistrati dunque di profilo penale, o stati di allerta che devono essere circoscritti per luogo e tempi e che non possono essere decisi dal Governo a vanno deliberati dal Parlamento che con legge delega autorizza l’esecutivo a procedere. Com’è di tutta evidenza niente di tutto questo è mai avvenuto né con i DPCM di contiana memoria né con i decreti legge di Draghi. Ci sarebbe da domandarsi che fa Sergio Mattarella custode della Costituzione. E perché riferirsi subito a Mattarella? Perché noi stiamo chiusi in casa per via della corsa al Quirinale. Ora cerchiamo di capire cosa accade. Intanto però ragioniamo di economia. La chiusura fino alle 22 prolungata sine die nonostante le pie illusioni della ministra Mariastella Gelmini (Fora Italia, rapporti con le regioni) ci costa la stagione turistica che più o meno fanno un’ ottantina di miliardi se riusciamo a raccatare qualcosa da agosto in avanti. Ma cosa sono 80 miliardi da far pagare poi come ulteriori tasse agli italiani per mettersi in salvo da un’ eventuale elezione negativa? Cosa sono alcune centinaia di migliaia di disoccupati in più a fronte del più ambito posto di lavoro d’Italia: quello di presidente della Repubblica? Anche ieri il segretario del Pd Enrico Letta è stato chiarissimo: il coprifuoco va mantenuto e se a Matteo Salvini non piace che se ne vada dal Governo. Letta spera veramente di fare la crisi di Governo cacciando la Lega per pigliare tre piccioni con una fava: logorare Mario Draghi che non potrebbe più correre per il Quirinale portando Romano Prodi a Palazzo, costruire una maggioranza Ursula (quella che ha eletto ahinoi la Von der Leyen a capo della commissione europea) per Prodi, sfiancare la Lega da qui al 2023 quando si voterà (ammesso che ce lo facciano fare) con una legge elettorale che consenta almeno di pareggiare e di farsi dare l’incarico di governare da un presidente della Repubblica molto amico avendo assorbito nel Pd quel che resta dei 5 Stelle.

Per ottenere questo obbiettivo Enrico Letta è disposto a distruggere l’Italia, tanto poi sa che potrebbe instaurare dopo un regime quasi bolscevico utilizzando le tasse come arma di repressione dei ceti imprenditoriali e non garantiti. Da quando la Lega ha dato segni d’insofferenza per il mantenimento del coprifuoco che crea peraltro un danno gravissimo al turismo (al punto che si pensa di mettere tornelli e ingressi limitati nelle strade a cominciare da Roma!), è tutto un fiorir di interpretazioni e di reprimende. La Lega lo fa perché i sondaggi indicano che sta perdendo consensi, la Lega la smetta di essere partito di lotta e di governo (pratica che riusciva benissimo al Pci e in tutte le sue ulteriori declinazioni). Si è sentito dire da Nicola Zingaretti ex segretario del Pd che chi si adopera nei bar, nei ristoranti e nel turismo fa sostanzialmente dei lavoretti, e ieri alcuni commentatori hanno rilevato: tutto questa confusione per un’ora in più? Basta ascoltare le categorie, ma anche eminenti e molto di sinistra esponenti della cultura per sapere che un’ora in più in Italia fa la differenza tra la vita e la morte delle imprese.

La domanda è: perché il ministro Roberto Speranza (quello che a quanto pare ha nascosto l’inesistenza del piano pandemico impedendo all’Oms di esprimere il famoso giudizio di un approccio “improvvisato caotico e creativo” alla pandemia) e con lui il Pd si oppongono così fieramente alle riaperture? Si dice per ragioni sanitarie, in realtà il Cts ha chiarito di non essersi affatto pronunciato sul coprifuoco. E allora cosa motiva tali prudenze che vengono esasperate anche per convincere la Lega a scendere dal Governo e lasciare alla sinistra campo libero fino alle manovre quirinalizie? E’ evidente: l’ispirazione a uno Stato bolscevico. Roberto Speranza nel suo libro mai nato dichiara apertamente che “il Covid è l’occasione per ricostruire l’egemonia della sinistra”. E cioè tutti dipendenti pubblici, a orari stabiliti, una classe di apparatnik che sorge dalla distruzione dell’impresa e la nomenclatura che se la gode. L’aspirazione è resa esplicita dal progetto di riforma fiscale che Maurizio Landini a nome della Cgil ha avanzato in sede di consultazioni del Def: via la cedolare secca sugli affitti e tutte le detrazione sui redditi da lavoro non dipendente, innalzamento della flat tax sulle partite Iva, inasprimento della tassa di successione, patrimoniale sia sugli immobili che sui cespiti finanziari. E quando Mario Draghi dice che va ripensata la progressività interpreta il pensiero di Fabrizia Lapecorella, direttore generale della Finanze, che vuole a tutti i costi innalzare al 23 per cento la tassazione minima sulle partite Iva. Che vi sia un sentimento anti-imprenditoriale nel Paese e in questo Governo è dimostrato. Il coprifuoco è funzionale a questa strategia e per la medesima ragione si ritiene incomprensibile fare una battaglia per un’ora d’aria in più. In campo c’è la frattura tra il paese dei garantiti rappresentato dal Pd e da Roberto Speranza e i non garantiti. Le tendenze bolsceviche si scontrano però con l’ argine della Costituzione. Che viene ora calpestata. Due provvedimenti sono sommamente anti-costituzionali. Il primo è il coprifuoco che lede le libertà personali, d’impresa e financo la rilevanza costituzionale della cultura. Il secondo è il famoso lasciapassare sanitario. Che la faccenda leda la Carta lo ha dichiarato un anno fa Francesco Boccia, allora ministro delle Regioni ortodosso del Pd. Quando il presidente della Regione Sardegna Cristiano Solinas e peraltro non solo lui chiese il passaporto sanitario, Boccia così si espresse lo sceriffo piddino:  “Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. Se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono. Se tutte le Regioni ripartono, ripartono senza distinzioni sul profilo dei cittadini di ogni regione.”. Il sindaco di Milano Beppe Sala aggiunse: “ Quando deciderò dove andare per un weekend o per una vacanza, me ne ricorderò”. Romina Mura parlamentare sarda del Pd chiosò: “Che il passaporto sanitario sia un vezzo, prima ancora che anticostituzionale di difficile realizzazione lo hanno confermato autorevoli medici ed esperti.  La sola narrazione di questo fantomatico passaporto si sta trasformando in presupposto per cancellare definitivamente il territorio sardo dalle opzioni turistiche praticabili”.

Oggi Roberto Speranza e il Pd sono i più fieri sostenitori del passaporto sanitario che viola gli articoli 13 e 16 della nostra Carta per quanto attiene la libertà di movimento e mette in discussione l’articolo 32 sulla libertà di cura. L’aggressione alle libertà personali è sistematica e s’inquadra in un disegno di costruzione di regime. Il cosiddetto green pass (non si capisce perché non chiamarlo carta verde) si fonda su di un triplo requisito richiesto ai cittadini; che si sia guariti dal virus cinese, che si sia stati vaccinati, che ci si sia sottoposti a un tampone. Poiché il vaccino non è nella disponibilità dei cittadini in astratto lo Stato, che non rende obbligatoria la vaccinazione perché non può a rigor di Costituzione, ma la impone, può usarla come strumento discrezionale di restrizione della libertà personale indipendentemente dalla profilassi sanitaria. Potrebbe darsi che il Governo decida di non somministrare il vaccino a un determinato gruppo sociale conculcandone la libertà di movimento per controllarlo. Nel caso del tampone si pone un ulteriore limite alla libertà personale in base al censo. Poiché il tampone non è gratuito solo coloro i quali decidono di sottostare alla gabella riacquisiscono la libertà di movimento, peraltro condizionata. Si torna in una condizione medievale di servaggio che soltanto pagando il tributo al Signore si può emendare. La Costituzione però all’articolo 32 indica la tutela della salute come “diritto dell’individuo” e poi solo come “interesse della collettività”. Ma il Pd e Speranza la ignorano e anzi ne ribaltano il dettato. Come nei regimi che pretendono dai sudditi l’osservanza della legge e consentono ai gerarchi di modificarla a proprio piacimento.   

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