L’ELEVATO E IL PATRIOTTISMO SENZA PATRIA

Giudizio e Pregiudizio. Orgoglio e Libertà. La lama sottile che come un labirinto divora un padre e un figlio. È questo l’abisso che tramuta il gesto di Grillo, un video delirante ,in un grido da tragedia greca.  Come se stesse recitando in un testo di Eschilo e vomitasse rabbia. Perché, inconsapevolmente, lui, sapeva che quel male che gli arrivava addosso era il dettato della sua paternità, di un esempio.

C’è un tessuto familiare doloso e livoroso che si tramuta in quotidianità dolente e indolente, il figlio che emula la machità virulenta e scomposta del padre, la rende virale e la traduce in consuetudine boriosa. Ed ecco, allora, il branco che denuda la propria viltà, ne diventa carnefice, e la Donna non è più vittima ma donatrice di se stessa. Colpevole.

Spogliata della propria potestà di scegliere: se decidere di acconsentire ad uno, ma non per questo a tutti. Lo scenario è quello, machista. Ecco il Giudizio, eredità maschilista, ma non maschile, di dover decidere se quella Donna ti sta provocando o no. Oppure, se è solo nell’ Ethos Femminile, quell’accento incantevole di sentirsi avvolte dai profumi della gentilezza. E non violate dai fumi maleodoranti di Uomini irrisolti, Padri e Figli.
Pregiudizio, quello inculcato da Grillo al suo popolo, dannato, e credo anche al suo percorso, patrio, di dover insinuare sempre la cultura del sospetto. E se qualcuno decide che sei sospettato, sei colpevole. Questo è il contrappasso, nessuno ne è immune e lui viene sommerso, con la stesso giustizialismo utilizzato verso gli altri. Si parte da un “Vaffa. E ci si schianta sui “Vaffa”.

Orgoglio e dignità, che non vuol dire definirsi ‘Elevato’, in preda a deliri da dei dell’olimpo, perché non è un cittadino normale è un Magis- qualcosa di più saggio, dovrebbe- e chi come Grillo è il leader di un popolo, deve avere la dignità di dover essere al di sopra del conflitti con la propria paternità. Senza L’onta di sentire pregiudizievole o lesa maestà, le accuse a un figlio.

Mi vengono in mente di episodi del passato politico nazionale, nei quali la confusione tra la paternità e la dignità per la politica furono un esempio di valori e valore: Attilio Piccioni nel 1953, ministro degli Esteri e vicepresidente del consiglio si dimise dal governo quando scoppiò il celeberrimo Caso Montesi, nel quale il figlio apparve implicato; e poi nel 1980, il caso di Donat Cattin che si dimise da ministro quando suo figlio fu implicato nelle prima linea.Parliamo, di altri uomini. Di altra dignità. Parliamo di statisti. I comici sono peggiori dei politici quando devono difendere la propria insolenza.
Ma quale equilibrio può avere un leader politico, che confonde il ruolo di pater familiare con quello di Paternità Patria. La coscienza si specchia nei difetti altrui.
Li riconosce, si riconosce, li disconosce.

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