LADY ANGELA LASCIA E I MERCATI VANNO IN GIAMAICA. GERMANIA ALLA PROVA SENZA MERKEL MUTTI
Era entrata in politica come “la ragazza”, così la chiamava il suo mentore politico Helmut Kohl, esce con il nomignolo di “Mutti”, la mammina. Angela Merkel, figlia di un pastore venuta dall’ex Germania Est, la DDR narrata dal film “Le vite degli altri” e oggi rimpianta da tanti Ossies, quelli che furono i tedeschi orientali dietro il Muro di Berlino contrapposti a quelli occidentali con capitale Bonn, lascia il posto di Bundeskanzlerin, Cancelliera della Repubblica Federale Tedesca. Per lei è stato addirittura necessario coniare il termine declinandolo al femminile, dal momento che la Germania fino ad allora aveva avuto cancellieri ma non una cancelliera. E lei ha saputo ripagare i tedeschi con 16 anni e quattro governi di crescita economica, una posizione internazionale rafforzata, il predominio politico ed economico sull’Unione Europea che si è ulteriormente consolidato dopo la Brexit, l’uscita dell’eterna rivale Gran Bretagna.
Finisce un mondo. Sempre misurata, elegante in modo quasi anonimo, mai sopra le righe, Angela la Mutti si lasciava andare solo alle partite di calcio della nazionale tedesca della quale è tifosissima, pronta ad alzare le braccia ed esultare con teutonica compostezza. Vacanze a Capri finché è stato possibile, capacità di manovra politica esaltante, la Merkel ha mostrato anche pragmatica capacità di adattamento nei difficili tornanti della Storia.
Volete un esempio? Ecco qua, AGI del 24 febbraio ‘21: “L’economia tedesca ha chiuso il 2020 meglio di quanto stimato, con il Pil in aumento dello 0,3% nel quarto trimestre (e non del +0,1% della stima preliminare di fine gennaio), nonostante le ulteriori restrizioni adottate per arginare i contagi da Covid. Nel confronto con lo stesso trimestre del 2019, l’economia è scesa del 3,7%”. Il Pil ha segnato un -4,9% rispetto al 2019 a causa del Covid, questo mentre la nostra economia è scesa del doppio al -9%. Insomma, bene o male i conti della corazzata tedesca hanno tenuto meglio della zattera italiana e questo mentre i colpi del Covid si facevano sentire pesanti. E fatto 100 il Pil del 2005, anno in cui in plancia comando è salita la Mutti, malgrado una flessione nel 2009 a quota 102 dopo un esaltante 108,4 del 2008, dopo è stata una crescita continua fino al gennaio del ‘19 a quota 122 (fonte: Il Domani), mentre l’Italia toccava uno stentato 96,4 dopo anni difficili. I salari dei lavoratori tedeschi sono cresciuti mentre il Paese restava competitivo a livello internazionale, noi invece ci siamo adagiati sul reddito di cittadinanza (e adesso si parla di reddito universale, paga Pantalone).
Questi sono i numeri. E i mercati lo sanno. Lo sanno così tanto che adesso sognano la Coalizione Giamaica, con gli stessi colori della bandiera del Paese di Bob Marley: un’alleanza tra CDU, il partito della Merkel, l’Fdp ossia i liberali, e infine i Verdi. Dopo averla vista all’inizio degli anni 10 nelle elezioni regionali tedesche, nel 2017 stava per realizzarsi ma i liberali si sono sfilati dicendo che no, su politiche migratorie ed energetiche non erano d’accordo con la Mutti. Morale della favola: adesso il testa a testa tra l’Spd, il partito di centrosinistra che sembra avanti nei sondaggi (per alcuni di 5 punti, per altri istituti demoscopici solo di 1) e la CDU fa presagire il ritorno dei giamaicani. Chissà se avranno il tranquillo ritmo del reggae, capace però di far crescere ancora il Paese come nei quieti ma rampanti anni di Angela dalla DDR.