C’E’ GIA’ UNA DATA (MOLTO VICINA) PER LO STOP AL “GREEN PASS”

Tira una strana aria attorno al governo e profuma di “green pass”. Il salvacondotto anti-epidemia rischia di diventare un boomerang per il presidente Draghi e la sua maggioranza. Si è rotto il fronte comune della paura e degli allarmismi mediatici e adesso da filosofi, storici, vicequestori, professori, camionisti e altri lavoratori cominciano a filtrare dubbi sulla legittimità dei provvedimenti ispirati al governo Conte 2 e attuati dal ministro della Sanità Speranza. Dopo un anno e mezzo di emergenza torna di moda la Costituzione e l’esperienza dice che il vento potrebbe cambiare repentinamente.

Soltanto i medici sembrano ancora compatti nel loro silenzio, fatti salvi quelli che fin dall’inizio si sono schierati apertamente contro. Ma si contano quasi cinquantamila operatori sanitari non vaccinati. Se fossero lasciati a casa , come minacciato, si rischierebbe seriamente il blocco del comparto sanitario-assistenziale.

Qualcosa lascia pensare che in mancanza di una forte recrudescenza del virus con il ritorno dei primi freddi, Draghi possa invertire la rotta e fermare il braccio di ferro su tamponi, cure domiciliari e vaccini. Negli ambienti di Palazzo Chigi si sussurra anche la data: il 15 ottobre. Il governo ha altro da fare: deve chiudere la Finanziaria e spingere sugli obbiettivi del Recovery, che vanno a rilento: se ne sono raggiunti soltanto 13 su 51. Gli altri dovranno essere blindati entro il 31 dicembre, sennò i fondi restano nelle casse di Bruxelles.

Se la campagna vaccinale arrivasse in fretta dal 76% all’80%, è la tesi di alcuni, sarebbe inutile continuare a dar la caccia ai No-Vax, visto che anche i Si-Vax si stanno agitando: perché nonostante lo sforzo della doppia dose devono fare tamponi e tenere la mascherina per muoversi, lavorare, divertirsi al 50% e non ballare.

Il 15 ottobre dovrebbe essere il giorno, il D-Day, in cui quasi 10 milioni di lavoratori non vaccinati sarebbero tenuti a squadernare il loro certificato verde per poter lavorare. Invece quella data potrebbe essere il giro di boa per cominciare a mitigare i provvedimenti e avviare l’allineamento a Spagna e Inghilterra e a tante altre nazioni europee nelle riaperture e nel superamento del documento tanto discusso.

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