REBUS QUIRINALE, OCCHIO AL TRIANGOLO DRAGHI, SALVINI, LETTA. E MATTEO SPRONA MATTEO A CALARE L’ASSO
E ora si “muove” il premier. I leader di partito lo interrogano e alle ormai dovute domande Mario Draghi deve ob torto collo rispondere. Dicono che ieri nei vari colloqui con i partiti Draghi abbia detto chiaro che nel caso in cui dovesse diventar Capo dello Stato non potrà occuparsi del governo che verrà. E il rebus cresce e l’incognita potrebbe essere fatale stavolta. L’incontro di ieri- il primo di una giornata a dir poco convulsa, tra l’incoronato kingmaker, il leader della Lega Matteo Salvini, ha segnato un punto chiave.
Perché il premier ha “trattato” dicendo che non resterà ad ogni costo: «Lo farò solo se potrò lavorare per raggiungere gli obiettivi», avrebbe risposto. Il nodo dolente però non è solo il Colle ma la partita-rebus per il governo che verrà ( e dunque per l’economia che verrà). Ovvio che per inviare Draghi al Colle (perché Mario Draghi vuole il Colle) il centrodestra chieda “garanzie sul governo”. Tradotto: un esecutivo con i leader tra i ministri. I partiti chiedono ma l’ex numero uno della Banca Centrale Europea non assicura garanzie.
Salvini ha in mano la chiave. Matteo Renzi gli lancia l’assist. Il pokerista ( e non è un caso che sia proprio lui a dirlo) lancia la notizia da Radio Leopolda: “Salvini ha l’asso in mano, deve scegliere lui quando calarlo”. E poco fa fonti Lega puntualizzano e aggiustano il tiro specificando che non c’è stata alcuna trattativa nel colloquio di ieri (non una trattativa ma un dialogo) tra Draghi e Salvini e rilanciano che Salvini sta lavorando a nomi di altissimo profilo. Rumori e rumors dicono che nella famosa e attesa rosa ci sia anche il nome della diplomatica Elisabetta Belloni (Beconomy lo aveva già annunciato) e del presidente del Consiglio di Stato ed ex ministro Franco Frattini. E qui si rompe il già fragile equilibrio perché sia Conte sia il pd rimandano al mittente e si impuntano chiedendo un nome istituzionale.
E l’impuntatura dei due partiti su un nome come quello del presidente del Consiglio di Stato la dice lunga sulle ostili convergenze. In quest’ottica va valutato l’allarme di Enrico Letta: “ Così perdiamo Draghi sia al Quirinale che a Palazzo Ghigi”. Attesa e suspense. Un gioco di poker, di biliardo? Fate voi. Due mosse giuste potrebbero cambiare la partita, ma occhio al destro che potrebbe mandare fuori campo. E in fuori gioco. Ed ecco ancora Letta dell’ultim’ora: “Il mio ruolo è proteggere Mario Draghi”.