ELIZABETH VERSUS ELISABETTA: LA REGINA DI DUE REGNI ALLO SPECCHIO TRA CHURCHILL, GORBACIOV E IL ROCK

Il ‘900 breve. E di contro, il regno più lungo per una regnante. Elizabeth. O “cabbage”, la traduzione sarebbe: cavolo, così la chiamava, l’amato Filippo. Apparentemente, non c’è simmetria tra i due eventi, ma gli intrecci sono profondi e inestricabili, a mio avviso. Se il secolo scorso fu definito “secolo breve”, un’appendice del ‘900 era sopravvissuta nel XXI secolo, quello in cui esistiamo noi, attraverso due personaggi che hanno segnato e insegnato la storia: uno nella parte finale di quel ‘900, Mister Gorbaciov, come lo chiamava Sting in una celeberrima canzone -The Englishman in New York- e che tracciava lucidamente l’ultimo scorcio di secolo scorso; e l’altra, Elizabeth, che aveva fatto capolino nella storia del mondo all’inizio, nata nel millenovecentoventisei, da semplice figlia di Giorgio VI, secondo in discendenza, dopo suo fratello Edoardo, che aveva instillato già in famiglia il germe dello scandalo, iniziato per la verità con Enrico VIII il Re dello scisma.
Cabbege non sapeva che quel nomignolo datole più in là dall’amato sarebbe stato profetico, e come al cavolo, sarebbe spuntata la Corona.
Così una ragazza di meno di trent’anni, che amava il rock’n’roll, le feste, la libertà e quel ragazzo che aveva il titolo giusto ma era uno squattrinato prima di diventare madre della sua famiglia, si ritrovò Matria della Patria.

Portando nel grembo della sua gioventù prima che un figlio un impero che dall’Australia si estendeva fino all’India. Roba da far tremare i polsi.
Quella Donna prese in mano il suo destino e, forse dietro l’apparente saggezza, guidò non una nazione, ma un continente con la follia e l’inconsapevolezza dell’istinto dei destinati. Il Regno non ha un cuore, ma delle ragioni di sopravvivenza a qualunque destino umano. Lei comprese queste ragioni e si sdoppiò: divenne una e bina. Imperatrice del mondo e Matria dei suoi figli.

Per Elisabetta la sua parte femminile era imprescindibile, il Potere l’aveva fagocitata, però la sua Essenza di Donna che Ama un uomo
non si era fatta fregare dal potere che usurpa e avvizzisce le emozioni e diceva: “Non voglio un marito che mi onori come una regina, se non
mi ama come una Donna”. Lì c’era l’onnipotenza di chi sa regnare. E amare. Le era stata rubata la gioventù e la sua passione per la musica, e Lei
nel ’68, un’epoca di stravolgimenti sociali, politici, economici e di costume aveva insignito gli Scarafaggi, meglio conosciuti come
Beatles, del titolo di Baronetti. Non si è sottratta, poi, alla sfida con la dolcezza, lo sguardo, la fragilità, l’empatia comunicativa e la Femminilità di Diana che aveva scalfito ai Windsor il regno delle emozioni e  forse ne ha compreso le ragioni, seppure l’amore materno per
Charles l’ha annebbiata. Eppure, Her Majesty, si è inchinata davanti al suo feretro.

Come una Donna ha derubricato, in quell’istante, lo stigma della Regina. Ha portato Il suo ‘900 nel terzo millennio, lo ha cavalcato con la sua autoironia e camaleontica visione.Ci sono due Regni: quello di Elizabeth Regina dell’United Kingdom e poi quello di Elisabetta, Regina del mondo e icona di Eleganza e Modernità. La seconda è stata una Star, che ha fatto della Casa Reale un brand che cresce le sue quotazioni nel mercato del popolo. Perciò, come accadde nel calcio con Maradona, quando finì di giocare fu ritirata la maglia del fuoriclasse, ora si ritiri il titolo di Regina. Dopo di Lei il diluvio.E’ stata una Donna potente, ed ha umiliato la virilità confusa e diffusa di molti politici impotenti, politicamente.

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