ANCORA NORME COVID CONTRO AZIONISTI, INVESTITORI FUGGONO DALLA BORSA

Una economia sviluppata e matura di una grande potenza economica come l’Italia non può avere prospettive di sviluppo di lungo termine in assenza di un mercato borsistico efficiente che sia in grado di attrarre investitori ed aziende.

I Governi degli ultimi anni hanno sistematicamente ignorato l’argomento. Ad esempio, avevo proposto di utilizzare diversamene i 250 milioni stanziati per dare un (insignificante) contributo di cento euro a famiglia per il cambio del televisore: si poteva stimolare il processo di nuove quotazioni, con l’obiettivo di portare 1000 eccellenze italiane in Borsa nei prossimi cinque anni (le società quotate oggi sono solo meno di 450). Il PNRR dal canto suo ha completamente ignorato la Borsa, preferendo destinare risorse a progetti irrealizzabili o di dubbia utilità.

Sul punto, l’ultima novità legislativa è sconcertante. Il Governo Meloni ha confermato anche per l’anno 2023 la “normativa Covid” (si, cari lettori, avete letto bene “normativa Covid”) consentendo alle società quotate in Borsa (e non solo) di tenere le assemblee dei soci, senza … i soci. Difatti, tutti i soci sono “obbligati” a farsi rappresentare da un unico delegato (scelto dalla società, of course) che interviene in assemblea e legge le domande che gli azionisti gli hanno fatto pervenire. In tal modo si privano gli investitori che sono al di fuori della ristretta cerchia degli azionisti di controllo o dei patti di sindacato, della possibilità di guardare in faccia amministratori e top manager, ascoltare le loro risposte, eventualmente replicare. Insomma, il minimo sindacale del capitalismo regolamentato. E così mentre negli stadi e ovunque si ammassano decine di migliaia di persone senza problemi, la norma Covid (Covid!) sugli assembramenti si applica per le assemblee con qualche decina di azionisti (senza neanche prevedere la possibilità della videoconferenza). C’è da restare senza parole. Ma come sempre soccorrono i numeri: nel 2022 sono usciti dalle contrattazioni di Borsa 28 miliardi di capitalizzazione per abbandono o trasferimento; è rimasto in quotazione un importo pari al 33% del Pil rispetto al 43% del 2021.

In queste condizioni i capitali rimasti sono ancora troppi.

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