PATTO DI STABILITÀ, TUTTE GLI IMBROGLI DELLA UE

I limiti più evidenti dei vecchi parametri di Maastricht (deficit-pil inferiore al 3%; rapporto debito-pil inferiore al 60%) erano due. Il primo: i valori erano fissati in misura uguale per tutti i Paesi, pur in presenza di condizioni economiche radicalmente diverse, se non opposte. Il secondo: i parametri erano fissati unicamente in termini quantitativi, risultando indifferente a questi fini, ad esempio, una spesa pubblica fatta per investimenti oppure per consumi.

Il Patto di Stabilità è stato sospeso per tre anni (per Covid e guerra) e nuove regole devono essere pronte per il 1° gennaio 2024. Preso atto con molto realismo che modificare i parametri avrebbe comportato la necessità di riapprovare i Trattati (con tempi imprevedibili), la Commissione Ue ha scelto di mantenere i vecchi parametri (pur privi di fondamento scientifico) come obiettivi da raggiungere. Ha quindi proposto un percorso per raggiungere gli obiettivi di debito e deficit.

La proposta della Commissione Ue interviene bene sul primo macro-limite sopra evidenziato, ipotizzando percorsi ad hoc per ogni Stato per rientrare con modalità e tempi ragionevoli dall’eccesso di debito (evitando così di ripetere il fallimento del “Fiscal compact”).

Ancora molto insoddisfacente, invece, la proposta in punto di “qualità” della spesa fatta a debito, da utilizzare in luogo della misurazione meramente “quantitativa” della stessa quale elemento discriminante per la valutazione delle politiche di bilancio degli Stati che presentano eccesso di debito (Italia, in primo luogo). Difatti, viene introdotto il concetto – nuovo- di “spesa netta”, cioè spesa al netto degli interessi sul debito e delle voci di spesa non esclusivamente discrezionali. Questo concetto di “spesa netta” è vago ed inconsistente sotto il profilo della valutazione della qualità della spesa pubblica. Si può dunque ben comprendere il dissenso sul punto della Germania: non dobbiamo dimenticare che l’Italia è totalmente inadempiente agli obblighi assunti con l’adesione all’Euro e che ogni qual volta si fa nuovo debito, lo si fa anche utilizzando la credibilità degli Stati con i conti in ordine (e la credibilità in economia equivale a ricchezza reale).

  • Economista
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