CUNEO FISCALE: I NUMERI DELLA VERITÀ, IL RESTO È FUFFA

Nelle scorse settimane si è molto discusso del cosiddetto “taglio” del cuneo fiscale, cioè della differenza tra quanto un lavoratore costa all’impresa e il salario netto percepito dal lavoratore medesimo. Dopodiché l’argomento si è inabissato scomparendo dal dibattito, lasciando però sul campo alcune erronee convinzioni.

La prima: il cuneo fiscale in Italia è significativamente più alto che nel resto d’Europa. Non è così. Sulla base dei dati Ocse 2021, per fare arrivare nelle tasche del lavoratore 100 euro nette, in Italia una impresa ne spende 187, in Francia 189, in Germania 193; notevolmente di meno in Spagna,165. In realtà per avere una cognizione più scientifica del fenomeno, occorrerebbe spacchettare il dato aggregato per fasce di reddito e composizione familiare. Per la sintesi cui costringe un articolo, si può dire che in Italia il cuneo fiscale per i redditi bassi è inferiore alla media della Eurozona e mentre è notevolmente più alto della media Eurozona per un lavoratore single con un reddito medio. Poiché questi dati sono oggettivi, aver ridotto il cuneo per i redditi più bassi è una scelta politica, legittima, ma che non risponde ad una logica economica.

La seconda convinzione errata: il cuneo fiscale è stato ridotto. Non è così. La dichiarata riduzione è stata fatta aumentando il deficit, cioè il debito pubblico, cioè le future tasse degli italiani. In pratica, è stata posto a carico della fiscalità generale (cioè della massa dei contribuenti) un vantaggio a favore di qualcuno. Allora il temine esatto non è taglio del cuneo fiscale, ma “bonus”, in tutto e per tutto simile al bonus 80 euro del Governo Renzi (poi diventati 100 con il Governo Conte): simile la platea degli avvantaggiati (i lavoratori dipendenti, in questo caso solo alcuni che non sono nemmeno i più colpiti dall’ampiezza del cuneo); simile la platea degli esclusi (i pensionati, gli autonomi, i lavoratori precari in ogni forma), simile il costo (circa 9 milioni su base annua). Il bonus Meloni (chiamiamolo con suo nome tecnico) al momento è previsto per la seconda parte dell’anno e finisce al 31 dicembre. Temo che si troverà il modo per prorogarlo, prorogando così l’inganno e l’iniquità.

  • Economista
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