BERLUSCONI L’IMPRENDITORE: LA DISTRUZIONE CREATRICE DI SILVIO

Delle tante sfaccettature della vita di Silvio Berlusconi, ho scelto di svolgere una riflessione sul suo ruolo di imprenditore in senso Schumpeteriano. Josef A. Schumpeter (1883-1950) era un economista austriaco, poi trasferitosi negli Usa dove insegnò a lungo ad Harward. Nel lontanissimo 1912 elaborò un importantissimo contributo alla teoria dello sviluppo economico, assegnando un ruolo determinante all’imprenditore quale motore dello sviluppo nel sistema capitalistico. Dell’imprenditore, però, offrì una definizione assai inusuale e molto caratterizzante: imprenditore, secondo Schumpeter è solo colui che innova; imprenditore è sinonimo di innovatore. Le innovazioni possono essere di cinque tipi: di prodotto, di metodo di produzione o di distribuzione; di mercato; di materie prime; di organizzazione di mercato. L’imprenditore Schumpeteriano, con una azione istintiva, rompe una situazione ripetitiva e priva di slancio (circolar flow), ne crea una nuova nel quale assume il ruolo di monopolista (temporaneo, gli altri imiteranno ben presto la sua innovazione), garantendosi così profitti enormi, premio per aver introdotto le innovazioni nel sistema economico. Il processo viene descritto con l’affascinante locuzione “la distruzione creatrice”: si distrugge la situazione precedente, ripetitiva e priva di slancio, e si crea una nuova situazione che funge da motore dello sviluppo del sistema economico.

Ecco, in questo senso Silvio Berlusconi è stato sicuramente un imprenditore innovatore in senso Schumpeteriano e quindi anche motore dello sviluppo economico in una precisa fase della storia del Paese. Mi riferisco al momento in cui con la sua Fininvest ha rotto la situazione preesistente caratterizzata dal monopolio della Rai, unico editore (pubblico) titolare di tre reti televisive nazionali e si è imposto come nuovo e alternativo editore (privato) anch’esso titolare – di fatto – di altrettante reti nazionali.

In questo passaggio appare davvero notevole l’aderenza della sua figura a quella dell’imprenditore-innovatore Schumpeteriano, che per spinta istintiva (e non razionale) rompe la precedente situazione di mercato, e lancia la sua sfida competitiva nonostante il suo competitor (la Rai) godesse di un immenso vantaggio tecnico (le infrastrutture) ed economico (il canone). Ininfluenti, ai fini di questa analisi, i complessi risvolti politici-giudiziari che connotarono al tempo la vicenda.   

Berlusconi è stato un imprenditore Schumpeteriano perché ha distrutto il monopolio precedente e creato una nuova situazione di mercato: un duopolio, diventando a sua volta monopolista nella tv commerciale, indubbiamente a suo notevole vantaggio economico, ma anche creando posti di lavoro, ricchezza e sviluppo.

Ha innovato il prodotto televisivo, introducendo nuovi format, un po’ ispirandosi all’estero e un po’ creandoli da zero e per di più offrendoli gratis agli italiani.

Ha innovato il metodo di distribuzione e l’organizzazione del mercato in Italia perché nessuna campagna pubblicitaria ha più potuto prescindere dalle televisioni commerciali e dalle televendite, con notevole spinta ai consumi delle famiglie e ai fatturati delle aziende.

Ha innovato il mercato televisivo creando spazio e concorrenza per nuove figure, non solo star dello show business, ma tutto quello che gira intorno alla televisione: autori, operatori, tecnologie, ecc.

Ben sapendo che farò storcere il naso a più di qualcuno, vorrei direi che per trovare una spinta allo sviluppo del Paese di tale rilevanza nella storia economica degli ultimi decenni, bisogna risalire alla normativa europea che ha progressivamente smantellato i nefasti monopoli italiani: nei trasporti aerei e ferroviari, nelle telecomunicazioni, nei servizi bancari e assicurativi (alcuni di questi processi sono ancora incompiuti).

Fa da contraltare a questa ricostruzione, il generale impoverimento culturale del Paese come effetto collaterale del modello televisivo Berlusconiano, ma questo è completamente un altro discorso.

* Economista

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