IL VICOLO CIECO DEL MES: COSA RISCHIA L’ITALIA

Il Mes è uno strumento sbagliato, anche nella sua versione modificata (benché migliorativa). Ma qQQqquesto non vuol dire che esista un modello migliore a cui fare riferimento. Vediamo perché. Il meccanismo dovrebbe garantire un prestito ad uno Stato aderente che si trova in difficoltà finanziarie. Ma, ovviamente chi presta i soldi allo Stato in crisi, come ogni creditore che aiuta un debitore sull’orlo del default, vuole essere sicuro di rientrare della somma versata. E qui i nodi vengono al pettine, perché se manca questa condizione nessuno è disponibile a utilizzare le tasse dei cittadini dello Stato A per fare beneficenza allo Stato B.

Come uscire, dunque, da questo vicolo cieco? La soluzione è solo una: “prevenire” con largo anticipo la crisi, perché dopo il default (o in sua prossimità) non c’è niente che possa spezzare il circolo vizioso sopra descritto. E, difatti, non è disponibile nessuno strumento migliore o più efficace: le cronache degli ultimi decenni sono piene di crisi di Stati sovrani, con il successivo intervento di un prestatore di ultima istanza (in genere il Fmi) che non ha mai risolto nessun problema strutturale, anzi, ne ha aggiunti altri subordinando l’erogazione del prestito all’adozione di fallimentari pacchetti di riforme standard (il cd Washington consensus).

Perché è indispensabile ratificare la modifica del Trattato. Per due motivi (sorvoliamo sulla figuraccia internazionale). Il primo è che se non si ratifica la modifica rimane in vigore il vecchio Trattato, che ripropone in maniera ancora più marcata gli errori e le condizionalità dei vecchi interventi. Il secondo. Può essere utile una cosiddetta “prova di resistenza”, conducendo la posizione del Governo sino alle estreme conseguenze. L’Italia non ratifica la modifica del Trattato, e per ipotesi (teorica, ma fino ad un certo punto) gli altri Stati aderenti (che hanno già tutti ratificato) potrebbero dire: se l’Italia non ratifica esce dal Mes, si riprende i 14 miliardi che ha versato (sembrano tanti, ma sono circa due mesi di interessi passivi sul debito) e noi andiamo avanti. Cosa succederebbe a questo punto del nostro debito pubblico?

Ps: ma, in fondo, la proposta del Governo, qual è?

* Economista

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