LO STUDIO ISTAT CHE TUTTI IGNORANO: ITALIA A PASSO DI GAMBERO, LAVORO E PRODUTTIVITÀ AL PALO

L’Istat ha diffuso uno studio sulla produttività generale e del lavoro in Italia dal 1995 al 2022. Si tratta di un documento di 17 pagine, di straordinaria importanza, da solo potrebbe rappresentare l’intero programma di un corso post-laurea di Economia applicata. Incredibilmente, è passato totalmente inosservato: l’esempio concreto del sonnambulismo del Paese citato dal Censis. Questi i principali risultati.  

1) La produttività del lavoro dal 1995 al 2022 in Italia è cresciuta dello 0,4% all’anno a fronte di una crescita dello 1,6% annuo della media Ue, (+1,3% in Germania e +1% in Francia.) Il dato conferma quello dell’Ufficio Studi di Intesanpaolo, contenuto un analogo studio su un arco temporale più ristretto. Adesso l’Istat presenta risultati su un arco di tempo talmente vasto (27 anni) da non essere inficiato dalle varie fasi di recessione e di espansione. Il risultato consolidato fa registrare un gap di crescita di produttività del lavoro tra Italia ed Ue del 37,2% (24,3% rispetto alla Germania e 16,2% rispetto la Francia). 

2) Addirittura peggio ha fatto la produttività del capitale, che nel medesimo periodo ha registrato una riduzione (si, avete letto bene, una riduzione) media della 0,5% annuo. In 27 anni la produttività del capitale, si è ridotta del 13,5%. Ancora più in dettaglio: “la riduzione di produttività ha riguardato tutte le tipologie di input: la componente relativa alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) è diminuita del 2,2%; la produttività del capitale immateriale non ICT (che comprende Ricerca e sviluppo) dell’1, 7% quella del capitale materiale non ICT dello 0,1%”. 

Aldilà di ogni possibile dubbio è a questo punto chiaro il rapporto di causa- effetto: il Paese non è cresciuto, il Pil non è cresciuto, i salari non sono cresciuti, perché non è cresciuta da produttività del capitale e del lavoro. 

Qualunque discorso che riguardi i salari, la competitività delle imprese e l’andamento del Pil deve necessariamente partire da questi dati, altrimenti è puro preconcetto ideologico.  

L’Italia può uscire dal declino solo se si inverte il trend di impoverimento tecnologico del Paese, delle imprese e dei lavoratori. Altro che bonus. 

 

* Economista

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